“Siamo entrati in una nuova epoca di ‘anormalità climatica permanente’ in cui temperature sempre più elevate hanno già modificato il ciclo dell’acqua. Il risultato è quello di un aumento di frequenza
e intensità di eventi meteoclimatici fino ad ora ritenuti eccezionali, ma che eccezionali non sono più”.
Parte da questa premessa il rapporto “Troppa o troppo poca: l’acqua in Italia in un clima che cambia” pubblicato lo scorso luglio da Italy for Climate. I risultati di quella ricerca coordinata da Edo Ronchi e Andrea Barbabella, spiegano che esiste un nesso sempre più evidente tra crisi climatica e ciclo dell’acqua e sottolineano l’importanza di sviluppare una consapevolezza diffusa per affrontare il nuovo contesto in cui ci troviamo, oltre che per limitare i danni.
All’indomani della tempesta che ha recentemente devastato diverse zone della Toscana, Andrea Barbabella, Responsabile scientifico di Italy for Climate, ha voluto sottolineare che “non si tratta di semplice maltempo, ma di impatti della crisi climatica che ha portato il nostro Paese a registrare, solo nel 2022, il valore record di circa 2.000 precipitazioni straordinarie, tra grandinate e piogge intense”.
Ma quali responsabilità abbiamo noi? Secondo Barbabella, “il riscaldamento globale causato dalle nostre emissioni accresce la quantità d’acqua che l’atmosfera può trattenere e questo si traduce in piogge più violente e concentrate in un breve lasso di tempo. Inoltre, l’aumento di aree impermeabilizzate con edifici, strade o parcheggi, comporta una minore capacità da parte del suolo di assorbire le precipitazioni”.
Barbabella aggiunge: “Dobbiamo prendere coscienza di essere entrati in una nuova fase storica, caratterizzata da un assetto climatico diverso da quello a cui eravamo abituati. E questo a causa della enorme quantità di energia in più intrappolata nell’atmosfera da quei gas serra che abbiamo emesso negli ultimi decenni e che ancora non abbiamo iniziato a ridurre. Se non invertiremo tagliando rapidamente e in modo drastico queste emissioni, purtroppo eventi tragici come questi, e anche peggiori, diventeranno sempre più una nuova normalità”.