Martedì 24 ottobre le donne islandesi hanno incrociato le braccia per protestare contro il divario di retribuzione con gli uomini e le violenze sessuali e di genere. Migliaia di donne e persone non binarie, unite dallo slogan “Tu questa la chiami parità?”, si sono astenute per un giorno dal lavoro retribuito, ma anche da quello domestico e di cura, per scendere in piazza a manifestare.
Insieme a loro c’era anche la prima ministra Katrín Jakobsdóttir. “Non abbiamo ancora raggiunto i nostri obiettivi di piena uguaglianza di genere e stiamo ancora affrontando il divario salariale basato sul genere, che è inaccettabile nel 2023”, ha detto la premier. “Stiamo ancora affrontando la violenza di genere, che è una priorità per il mio governo”, ha aggiunto, assicurando che farà del suo meglio per esaminare il modo in cui vengono valutate le professioni dominate dalle donne, rispetto ai campi tradizionalmente dominati dagli uomini.
Secondo l’Unione islandese degli insegnanti, le donne costituiscono la maggioranza dei docenti a tutti i livelli del sistema educativo, e il 94% della scuola materna. Inoltre, le organizzatrici dello sciopero hanno voluto sottolineare come in alcune professioni, soprattutto quelle a prevalenza femminile, il divario di retribuzione tra uomini e donne raggiunge ancora il 21 per cento, e più di una donna su tre ha avuto esperienza di violenze di genere nella propria vita.
Leader mondiale nella parità di genere, l’Islanda è stata indicata per 14 anni consecutivi come il Paese al mondo più vicino all’uguaglianza di genere dal World Economic Forum (WEF). Nella stessa classifica l’Italia si posiziona al 63esimo posto.
Un traguardo, quello dell’Islanda, raggiunto anche grazie agli scioperi delle donne. Quello di ieri infatti è il settimo nella storia del Paese. Il primo, nel 1975, registrò una grandissima partecipazione, con il 90% delle donne che aderirono allo sciopero. Quel giorno, passato alla storia come “il lungo venerdì”, le scioperanti raggiunsero i loro obiettivi e aprirono la strada per l’elezione di Vigdís Finnbogadóttir, la prima donna al mondo eletta democraticamente come Presidente della Repubblica.
Today, tens of thousands of women across Iceland joined the #Kvennaverkfall strike just as they did in the historic women's strike in 1975 to address prevailing gender disparities and need for further action. 🧵(1) pic.twitter.com/sjEYo8BBJx
— ESB á Íslandi / EU in Iceland (@EUinICELAND) October 24, 2023