Oggi si celebra la Giornata Internazionale di Consapevolezza sullo Spreco Alimentare, istituita ufficialmente dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2019 e osservata il 29 settembre a partire dal 2020. La giornata mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza di ridurre gli sprechi e le perdite alimentari, al fine di promuovere un cambiamento significativo per la salute delle persone e del pianeta. L’obiettivo è incentivare azioni concrete sia da parte delle istituzioni pubbliche che dei soggetti privati per ridurre gli sprechi e sostenere la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili, come richiesto dagli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. La riduzione degli sprechi alimentari è evidentemente cruciale per contribuire alla trasformazione dei sistemi agroalimentari.
In occasione della Giornata, il Cross Country Report 2023-Food & Waste around the World ha fornito dati sulle abitudini di acquisto, gestione e consumo del cibo, concentrandosi sull’analisi degli sprechi alimentari domestici, sul ruolo degli imballaggi e sull’utilizzo delle etichette frontali. L’indagine, condotta in collaborazione con Waste Watcher, l’International Observatory on Food & Sustainability e promossa dalla campagna “Spreco Zero” di Last Minute Market, insieme al monitoraggio di Ipsos, ha coinvolto 8 Paesi: Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Olanda, Stati Uniti, Italia, con un focus speciale sull’Azerbaijan come Paese ospite.

Un dato rilevante emerso dall’indagine è che l’aumento dei prezzi degli alimenti ha influenzato positivamente il comportamento degli acquirenti, con sette consumatori su dieci che hanno drasticamente ridotto gli acquisti, causando una significativa diminuzione degli sprechi alimentari in tutti gli 8 Paesi esaminati. In particolare, rispetto al 2002, gli italiani hanno ridotto gli sprechi del 25%, con una media di 469,4 grammi di cibo sprecato a settimana (circa 125,9 grammi in meno rispetto all’anno precedente). Anche negli Stati Uniti, tradizionalmente meno attenti allo spreco, si è registrato un calo del 35%, con una media di 859,4 grammi settimanali pro capite (una diminuzione di 479 grammi all’anno).
Spagna e Francia si sono dimostrate le nazioni più virtuose, mentre Germania e Regno Unito hanno mostrato miglioramenti significativi, con una riduzione degli sprechi rispettivamente del 43% e con 632 grammi settimanali pro capite (94 grammi in meno rispetto al 2022). L’Azerbaijan, sebbene presenti dati elevati, ha avviato una campagna di sensibilizzazione che potrebbe portare a risultati positivi nelle prossime stagioni.
L’indagine ha anche rilevato che la maggioranza delle persone intervistate in tutti gli 8 Paesi considera lo spreco alimentare come un dispendio di denaro in famiglia, con una percentuale particolarmente alta in Italia e negli Stati Uniti, dove raggiunge l’81%.
Per quanto riguarda gli alimenti più sprecati, la frutta fresca si conferma al primo posto, con l’Italia (33%) e la Spagna (40%) in cima alla lista. Al secondo posto ci sono le insalate, con l’Italia al 24%, mentre in Olanda si sprecano principalmente verdure a radice come cipolle, aglio e tuberi. In Germania, gli sprechi riguardano principalmente affettati e pane confezionato, mentre in Spagna si butta soprattutto il pane fresco e in Azerbaijan persino la carne rossa.
Le misure pubbliche più citate per ridurre gli sprechi includono l’istruzione nelle scuole, supportata all’unanimità da tutti gli intervistati, e l’uso delle etichette frontali sugli alimenti, sostenuto dal 71% degli italiani, oltre che da spagnoli (70%), francesi (60%) e tedeschi (45%). L’informazione nutrizionale è stata identificata come una guida importante nelle scelte alimentari in Italia (53%) e in Spagna (52%). Infine, diverse strategie per combattere gli sprechi alimentari sono emerse dalla ricerca, con italiani e spagnoli che preferiscono acquistare prodotti freschi con maggiore frequenza, mentre in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, la lista della spesa rimane il punto di riferimento principale. Inoltre, lo “Sprecometro“, l’app che aiuta a monitorare gli sprechi alimentari, ha guadagnato popolarità ed è stata adottata da oltre 10.000 cittadini in otto mesi, contribuendo a ridurre il cibo sprecato di 96.000 euro con un impatto ambientale equivalente a 44.100 kg di CO2 e 3186 metri cubi di acqua.