L’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha da poco pubblicato il libro Riscrivere il futuro (Edizioni Solferino), nel quale – dopo la sua esperienza politica nel Governo Draghi – riassume la sua visione politica sulla crisi climatica e azzarda una mappa per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030 e il 2050. Con l’aiuto di esperti quali Stefano Agnoli, Gilberto Dialuce, Francesco Gracceva, Ennio Macchi e Giuseppe Zollino, Cingolani conduce una disamina critica dell’approccio complessivo al tema della transizione ecologica, spiegando il proprio punto di vista con rigore e pragmatismo. Nel saggio considera scenari diversi, analizza prospettive e confronta gli strumenti tecnologici a disposizione lasciando emergere con chiarezza un rifiuto razionale delle soluzioni “ideologiche” nei confronti delle sfide legate al cambiamento climatico.
Secondo l’analisi di Federico Fubini sul Corriere della Sera, il libro propone “un approccio alla transizione verde lontano da tre posizioni oggi fin troppo riconoscibili: il negazionismo di chi vorrebbe fare il meno possibile; la linea di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue e responsabile del Green Deal, il quale sembra pensare l’Europa debba dare il buon esempio al resto del mondo e allora gli altri governi seguiranno; le semplificazioni di un ambientalismo molto basato sulla protesta e sulle utopie e poco sulle proposte percorribili”.
Come scrive Roberto Cingolani, il passo del cambiamento deve essere abbastanza rapido da ridurre il riscaldamento globale entro la metà del secolo, ma anche abbastanza lento da permettere di adeguare infrastrutture e modelli di sviluppo senza creare sconvolgimenti sociali. I principi base sono quelli dell’energy mix (l’impiego di fonti diverse), della neutralità tecnologica e della relatività delle soluzioni: perché il traguardo è uguale per tutti, ma ogni realtà locale dovrà individuare la strategia più adatta per arrivarci, tenendo conto delle risorse energetiche, dei vincoli economici, delle condizioni sociali.
Questa flessibilità tecnologica, secondo Cingolani, deve essere combinata con una leadership internazionale più forte da parte dell’Unione Europea, una caratteristica che ritiene attualmente carente.
Nel libro, Cingolani riconosce anche l’importanza delle manifestazioni giovanili a favore dell’ambiente e comprende la loro protesta, ma suggerisce che occorrono proposte concrete perché l’impegno abbia valore. Inoltre, non manca di criticare la visione semplificata secondo la quale affidarsi esclusivamente alle fonti rinnovabili o promuovere in maniera indiscriminata l’auto elettrica sarebbe sufficiente a risolvere la crisi ambientale.
Riscrivere il futuro sembra insomma offrire un’analisi ponderata e pragmatica della sfida della transizione ecologica e sebbene alcuni esperti potrebbero contestare la sua cautela, il libro può dare un contributo rilevante alla discussione, spingendo verso soluzioni più pratiche e sfatando alcune delle visioni troppo ideologiche e semplificate presenti nel dibattito pubblico.