A scuola, G. con grande lucidità ha detto: “Maestra, papà è morto di lavoro!”, dopo che suo padre, bracciante agricolo, è morto a 40 anni, stroncato da un infarto mentre lavorava nei campi.
Una sera, quando aveva 9 anni, K. si è dovuto prendere cura della mamma chiamando d’urgenza un’ambulanza. Quel giorno era caduta dall’alto di un’impalcatura per la raccolta in una fungaia tra Sabaudia e Pontinia, ferendosi gravemente, e aveva abbandonato frettolosamente l’ospedale senza denunciare l’accaduto per paura di perdere il posto di lavoro.
Sono solo alcune delle storie raccontate da Save The Children nella XIII edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, un’indagine sui figli dei braccianti agricoli tra le aree a maggior rischio, la provincia di Latina, nel Lazio, e la Fascia Trasformata di Ragusa in Sicilia, territori raccontati dalla giornalista Valentina Petrini, co-curatrice del rapporto.
In questi territori lo sfruttamento riguarda un numero significativo di nuclei familiari, anche mono-genitoriali e spesso di origine straniera, con più figli.
Bambini e adolescenti figli dei braccianti trascorrono la loro vita, fin dall’infanzia, in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di isolamento, senza aver accesso all’istruzione e a servizi sanitari e sociali, subendo il rischio, a loro volta, di divenire vittime dello sfruttamento ed esposti ad abusi.
Per le istituzioni di riferimento sono, appunto, “invisibili”: non essendo censiti all’anagrafe, risulta difficile anche solo avere un quadro completo della loro presenza sul territorio.
Per tali ragioni, Save The Children, nel diffondere questa edizione di “Piccoli Schiavi Invisibili”, chiede ai Comuni interessati e al Governo di adottare misure concrete e incisive per scardinare i meccanismi alla base di queste violazioni, per contrastare lo sfruttamento lavorativo in agricoltura e nel caporalato, con un programma specifico per l’emersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento.
Oltre a raccogliere le testimonianze di chi ha subito o subisce lo sfruttamento, insieme a quelle di rappresentanti delle istituzioni e delle realtà della società civile, dei sindacati, dei pediatri, dei medici di base e degli insegnanti, il rapporto fornisce alcuni dati per fotografare la situazione dello sfruttamento agricolo in Italia.
Stando ai numeri diffusi da Save The Children, in Italia le nuove vittime di tratta e sfruttamento identificate nel 2021 sono state 757, in più di 1 caso su 3 (35%) si è trattato di minori, con una prevalenza di bambine e ragazze (168 casi) rispetto a bambini e ragazzi (96).
Le sole vittime prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2022 sono state 850, di cui il 59% donne e poco meno del 2% (1,6%) i minori. Il principale paese d’origine è la Nigeria (46,7%), seguita da Pakistan (8,5%), Marocco (6,8%), Brasile (4,5%) e Costa d’Avorio (3,3%) e altri paesi, mentre tra le forme di sfruttamento prevale quello di tipo sessuale (38%), seguito dallo sfruttamento lavorativo (27,3%).
“Il Rapporto ci dice che i lavoratori e le lavoratrici sfruttate in campo agricolo, oltre ad essere vittime dirette di questa condizione, sono anche genitori, madri e padri di bambini “invisibili” che crescono nel nostro Paese privi di diritti essenziali”, spiega Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Questa dimensione così grave dello sfruttamento troppo spesso, sino ad oggi, è stata ignorata. È fondamentale innanzitutto riconoscere l’esistenza di questi bambini, assicurare ad ognuno di loro la residenza anagrafica, l’iscrizione al servizio sanitario e alla scuola e i servizi di sostegno indispensabili per la crescita”.