Raoni Metuktir, 90 anni, simbolo vivente della difesa dell’Amazzonia, il polmone verde del nostro pianeta, ha fatto la sua apparizione sul red carpet del 76esimo Festival di Cannes, un’edizione che pur non includendo nella sua selezione ufficiale film propriamente focalizzati su temi della crisi ambientale e climatica, presenta diverse pellicole che integrano questi temi nel loro plot.
È il caso di Banel e Adama della regista franco-senegalese Ramata-Toulaye Sy, in corsa per la Palma d’oro, che racconta l’intensa storia d’amore fra due giovani africani che vivono in un piccolo villaggio del Nord del Senegal interpretati da Khady Mane e Mamadou Diallo. La loro relazione sarà turbata dalla pressione delle convenzioni sociali e dalle tradizioni. Gli eventi climatici estremi contribuiranno a travolgere i protagonisti, gli animali e tutto un mondo agrario fondato sull’allevamento bovino. Ci troviamo infatti nel Sahel, che si estende dal Sénégal al sud dell’Egitto, una regione messa a dura prova da siccità, venti di sabbia e alluvioni apocalittiche.
Questo film, secondo la cineasta, è come “una tragedia universale, atemporale e contemporanea”, racconta Ramata-Toulaye Sy: “Questa siccità e le sue conseguenze drammatiche erano anche per me l’occasione di evocare indirettamente il cambiamento climatico e la mancanza di acqua, un problema sempre più drammatico in Africa e in tutto il mondo”.
“Banel”, ha spiegato la regista al termine dell’applauditissima proiezione al Grand Theatre Lumière, “simboleggia la forza di tutte le donne, non solo africane: lotta per rimanere se stessa contro tutte le pressioni sociali, ma anche climatiche”.
Presenta invece una storia distopica il film, in competizione per la Palma d’Oro, Club Zero, dell’austriaca Jessica Hausner. La pellicola, definita dalla critica come “una satira gelida e sofisticata del modernismo occidentale”, esprime una critica feroce ad alcuni dei comportamenti più estremi e radicali della società contemporanea. In una scuola privata, la professoressa Miss Novak (Mia Wasikowska) propone un corso di nutrizione caratterizzato da una dieta progressivamente astinente, fino al digiuno, allo scopo di alimentarsi “consapevolmente”, per salvare l’ambiente ed evitare l’insalubre cibo industriale.
Il suo motto è prendersi cura del proprio corpo per prendersi cura del pianeta: non devi solo mangiare meglio, ma anche mangiare sempre meno fino all’astinenza totale dal cibo.
L’insegnante “guru” eserciterà sui suoi allievi una manipolazione psicologica, approfittando del loro bisogno di identità e di ideali, fino a creare attraverso il suo “Club Zero” una vera e propria setta estremista e radicale. Jessica Hausner ci obbliga a seguire la progressiva discesa all’inferno dei suoi protagonisti, che perderanno sempre di più il contatto, oltre che con i propri genitori anche con la realtà che li circonda, arrivando a credere che saranno liberi e eletti per l’accesso ad un mondo migliore.