Si celebra oggi, 15 marzo, la “Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare (Dca). Questi disturbi, in particolare l’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata “binge eating”, sono purtroppo in crescita, anche per effetto della pandemia, ed il loro esordio è sempre più precoce, già a partire dai 12 anni di età.
Ad esserne colpita è principalmente la popolazione femminile con un rapporto tra femmine e maschi di circa 9 a 1, anche se il numero dei maschi è in aumento soprattutto in età adolescenziale e pre-adolescenziale.
Fra i principali campanelli d’allarme dei disturbi del comportamento alimentare ci sono la riduzione dell’alimentazione fino a saltare i pasti o al contrario abbandono ad abbuffate compulsive (il binge eating, appunto), attenzione ossessiva al calcolo delle calorie e al controllo del peso, eccesso di attività fisica, frequenti sbalzi d’umore e chiusura rispetto al mondo esterno.
Se non diagnosticati e trattati precocemente, questi disturbi aumentano la possibilità di complicanze organiche rilevanti a carico di tutti gli organi e apparati dell’organismo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico, eccetera) con rischio di cronicizzazione e anche, nei casi più severi, di mortalità, in particolare per quanto riguarda l’anoressia.
I dati più recenti relativi alla Survey epidemiologica condotta a livello nazionale nell’ambito del Progetto “Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme” finanziato dal Ministero della Salute, hanno mostrato un aumento della patologia diffuso in tutto il territorio nazionale e la difficoltà di accesso alle cure in molte Regioni italiane, con gravi conseguenze sulla prognosi. I dati, aggiornati al 2021, confermano un aumento della patologia di quasi il 40% rispetto al 2019.
“È un mondo complesso quello dei disturbi del comportamento alimentare – spiega Elisa Fazzi, presidente Sinpia e Direttore della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza agli Spedali Civili e Università di Brescia – e negli anni più recenti abbiamo osservato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che non riguarda più soltanto gli adolescenti, ma anche bambine e bambini in età prepuberale, con conseguenze più gravi sul corpo e sulla mente. L’identificazione e l’intervento tempestivo e multidisciplinare sono decisivi per una prognosi migliore”. Fazzi sottolinea anche come la famiglia e la scuola siano fondamentali nell’individuazione dei primi segnali di rischio come forma di tutela e protezione della salute di bambini e adolescenti.
Secondo le stime della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia), i disturbi del comportamento alimentare affliggono più di 55 milioni di persone nel mondo e oltre 3 milioni in Italia, pari a circa il 5% della popolazione: l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia.
Per effetto della pandemia si è osservato un aumento dell’incidenza del 30% negli ultimi tempi, con un picco registrato soprattutto tra i giovanissimi, colpiti fino a quattro volte di più rispetto al periodo pre-Covid, a causa dell’isolamento, della permanenza forzata a casa, della chiusura delle scuole e dell’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale. Statisticamente il 90% di chi soffre di questi disturbi è di sesso femminile; il 59% dei casi ha un’età compresa tra i 13 e 25 anni, mentre il 6% ha meno di 12 anni. Le diagnosi più frequenti sono l’anoressia nervosa (42,3% dei casi), la bulimia nervosa (18,2%) e il binge eating (14,6%).
Buone risposte, intanto, potrebbero arrivare dalla tecnologia. Un nuovo studio italiani recentemente pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health, illustra i benefici che possono derivare da nuovi approcci terapeutici basati sulla realtà virtuale, soprattutto per la cura dell’anoressia nervosa.