Così come altri Paesi dell’Europa meridionale, l’Italia sta affrontando una crisi idrica che, a causa del cambiamento climatico, non farà che peggiorare nelle prossime decadi. La riduzione delle precipitazioni e le conseguenze a cascata su agricoltura, turismo, salute, produzione industriale, urbanizzazione e molti altri settori, rendono ancora più necessario aguzzare l’ingegno e trovare soluzioni innovative per ottimizzare le risorse idriche, un po’ come ha fatto Cina con il suo modello delle “città spugna”.
Con questo obiettivo, nell’ambito dell’iniziativa europea PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area), l’Università di Firenze (UniFI) ha dato il via alle attività del progetto AG-WaMED, dedicato all’uso delle acque non convenzionali e degli invasi collinari in area mediterranea.
Partendo dalla ricerca sul territorio, il progetto intende trovare delle soluzioni innovative per ottimizzare le risorse idriche attraverso l’utilizzo di acque non convenzionali, la raccolta di deflusso superficiale e acqua piovana, la desalinizzazione, l’utilizzo di acque reflue depurate e la ricarica della falda in condizioni controllate.
I risultati ottenuti saranno poi elaborati e discussi nel corso di Living Labs, laboratori territoriali di confronto con i principali stakeholder, al fine di rendere le soluzioni proposte attuabili e implementabili nelle aree critiche oggetto del progetto.
Il Living Lab Italiano è situato in Val d’Orcia ed è stato oggetto di una visita di campo all’interno del primo meeting internazionale di progetto, svoltosi dal 5 al 7 dicembre scorsi, in cui sono stati presi contatti con le aziende vinicole Banfi e Tenuta il Poggione.
“La Val d’Orcia – ha spiegato in quell’occasione Elena Bresci, coordinatrice del progetto e del Water Harvesting Lab di UNIFI -, è una zona di produzione di eccellenza che negli ultimi anni è stata investita da diversi eventi siccitosi legati al cambiamento climatico. I piccoli invasi collinari, opere di water harvesting fondamentali per l’irrigazione delle coltivazioni in situazioni di emergenza, hanno rappresentato per molto tempo una risorsa per il territorio. In queste condizioni, tuttavia, sono necessarie strategie basate su ricerca scientifica e innovazione per migliorarne la gestione, adattandola ai nuovi scenari e ai cambiamenti climatici in atto”.
Oltre all’Università di Firenze, partecipano al progetto AG-WaMED altri sette atenei europei: Universidad Politécnica de Madrid (Spagna), Institut des Régions Arides (Tunisia), Alexandria University (Egitto), Hellenic Agricultural Organization (Grecia), Université Larbi Tebessi de Tébessa (Algeria), Vrije Universiteit di Amsterdam (Olanda) e il Politecnico di Milano.
Prende il via, coordinato da #Unifi e con la partecipazione di otto istituzioni accademiche dell’area mediterranea, il progetto AG-WaMED dedicato alla gestione innovativa della risorsa #acqua#sostenibilità #agricolturahttps://t.co/pwI3M4kKNF pic.twitter.com/9ZsAnougi3
— Università di Firenze (@UNI_FIRENZE) December 27, 2022