Uno studio di Bankitalia, dal titolo “Costs and benefits of the green transition envisaged in the Italian NRRP. An evaluation using the Social Cost of Carbon” e pubblicato su “Questioni di economia e finanza”, ha valutato le misure dedicate alla transizione energetica contenute nel Pnrr, promuovendo a pieni voti agrivoltaico e rinnovabili offshore e bocciando, invece, il Superbonus 110%.
Scopo degli economisti che hanno condotto lo studio, Matteo Alpino, Luca Citino e Federica Zeni, è capire se le misure contemplate nel PNRR sono in grado di sortire un effetto significativo entro il 2030. Di ciascun intervento “green” incluso nel PNRR, gli autori calcolano il “social cost of carbon”, vale a dire la quantificazione economica dei danni globali provocati dall’aumento delle emissioni di gas serra in un determinato anno, per poi confrontarlo con il costo dell’investimento.
Il risultato che ne viene fuori è che i benefici ambientali del Superbonus 110% non giustificano i quasi 14 miliardi di euro di risorse impiegate dall’Italia e finanziate dal Pnrr.
Con un costo totale di 13,95 miliardi di euro, il Superbonus porterebbe, infatti, a una riduzione delle emissioni di CO2 di 0,667 milioni di tonnellate l’anno dal 2027.
Nella migliore delle ipotesi, bisognerebbe aspettare il 2100 per vedere degli effetti positivi, quantificabili in soli 4,9 miliardi di euro.
“In breve, la nostra analisi suggerisce che il superbonus potrebbe valere la pena di essere perseguito, nella sua forma attuale, solo se teniamo conto dei sostanziali benefici non climatici di questa politica”, si legge nel report.
Secondo la Banca d’Italia, una delle soluzioni per rendere sostenibile il Superbonus sarebbe quella di applicare una riduzione della percentuale di detrazione. Gli autori si chiedono: sarebbe possibile ottenere lo stesso risultato a livello di riduzioni delle emissioni con un tasso di detrazione inferiore al 110 per cento, rendendo quindi il Superbonus molto costoso?
“Supponiamo, ad esempio, che una detrazione del 40 per cento sarebbe sufficiente per innescare lo stesso numero di ristrutturazioni tra i proprietari di abitazione, e quindi raggiungere lo stesso grado di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni attualmente riportato nel Piano”. Una soluzione che, tra l’altro, il nuovo governo sembra deciso a perseguire, abbassando la detrazione tra il 50 e l’80%.