Il problema affligge mezzo mondo d’estate, e poche soluzioni si sono rivelate efficaci. Solo nel Mediterraneo, Grecia, Sud Italia, Spagna e Francia perdono incalcolabili patrimoni di verde ogni anno, soprattutto a causa dei piromani che, per un interesse o per l’altro, danno fuoco ai boschi. Tra l’altro, come è facile immaginare, il cambiamento climatico soffia sul fuoco, con estati sempre più calde e secche. Lo ha sottolineato uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports e guidato dall’Università di Barcellona: l’aumento del rischio di incendi in tutta Europa, ma in particolare per l’area del Mediterraneo, è senza precedenti, a causa del cambiamento climatico. La ricerca sottolineava l’urgenza di adottare strategie di gestione forestale efficaci, dato che le foreste del continente europeo assorbono ogni anno circa il 10% del totale delle emissioni di gas serra, catturando circa 360 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. La bella notizia è che a fare scuola in questo senso è la nostra bella Calabria, che grazie a un piano di interventi di sorveglianza sul territorio mai realizzato prima e unico in Italia ha tagliato gli incendi del 40% in un anno, con un progetto di monitoraggio che utilizza i droni. Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, se ne è giustamente vantato in un post sulla sua pagina Facebook, descrivendo l’utilizzo di sofisticati droni nella lotta agli incendi, inseriti nel progetto sperimentale della Calabria e che è riuscito non solo a individuare i presunti piromani, ma anche ad abbattere del 40% il numero dei roghi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un sistema efficiente che vede lavorare in sinergia gli operai forestali, i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, le squadre di Calabria Verde, le Forze dell’Ordine e i tutti i volontari.
Come ha spiegato in una tv locale Domenico Costarella della Protezione Civile calabrese, il progetto sperimentale di utilizzo dei droni “ha sia una funzione di controllo che di deterrenza dei reati incendiari sul territorio, soprattutto in quelle zone dove più spesso vengono appiccati gli incendi”. È chiaro infatti che se un sistema funziona e individua i responsabili, sempre meno persone si assumeranno il rischio di provarci. I droni, che hanno telecamere avanzate e molto potenti, sono collegati alla Sala operativa della Protezione Civile che gestisce gli incendi, dove viene trasmesso e registrato il flusso video. Video che possono essere visionati poi in tempo reale anche dagli operatori a terra, i quali possono così intervenire immediatamente in caso di bisogno. Esattamente quanto successo da ultimo verso metà agosto, quando un uomo sulla sessantina è stato “beccato” da un drone mentre tentava di far partire un incendio dando fuoco a sterpaglie secche nelle campagne di Cutro, nel Crotonese. Il drone lo ha ripreso e le forze dell’ordine hanno potuto coglierlo sul fatto e segnalato alle autorità competenti, mentre il video faceva il giro dei social. Non male per un reato dove, in genere, anche solo chiarire il dolo è stato quasi sempre impossibile. L’uomo, con in mano una tanica di benzina, è stato ripreso in modo riconoscibile anche con foto mentre compiva un reato ambientale per il quale è previsto l’arresto. Insomma, come ha commentato Occhiuto – e in nomen omen, potremmo dire – “In Calabria su misure antincendi si fa sul serio. E i risultati si vedono”. Costarella ha spiegato che il monitoraggio avviene per zone. “La Calabria è stata suddivisa in 5 fasce, sulla base dei dati storici degli incendi avvenuti in passato, e abbiamo cercato di capire dove ci potesse essere più rischio. La mattina le squadre partono secondo dei percorsi concordati con la sala operativa. Quando c’è una fumata in lontananza o un movimento sospetto, si va lì e si fanno le riprese con i droni, che lavorano ininterrottamente dal mattino al tramonto”. Il drone possiede una termocamera che, inoltre, consente una migliora gestione degli incendi da parte degli operatori anche quando il fuoco è ormai diffuso. Anche i vigili del fuoco chiedono l’uso del drone per capire e intervenire sul fronte del fuoco. Si tratta tra l’altro – ha aggiunto Costarella – di una tecnologia non troppo costosa, assolutamente sostenibile”. Soltanto poche settimane fa avevamo segnalato l’arrivo sul mercato del “FireHound Zero”, il primo drone solare italiano progettato per rilevare incendi o avvisaglie di piccoli focolai grazie all’impiego di piccoli pannelli fotovoltaici che gli consentono di volare alla luce del giorno in maniera autonoma e senza sosta per oltre 8 ore.