Dopo i danni provocati dall’ondata di maltempo martedì scorso, la regione Campania ha chiesto la dichiarazione dello stato d’emergenza.
“In relazione agli eventi alluvionali che hanno colpito diversi territori della Campania e con particolare intensità e gravità l’area del Comune di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino – si legge in una nota – è stata formalizzata dal presidente Vincenzo De Luca, sulla base della relazione della Protezione Civile Regionale, la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza”. Allo stesso tempo “sono state messe a disposizione risorse della stessa Protezione civile regionale per i primi interventi”.
Sempre a causa del maltempo, la Lombardia ha invece chiesto lo stato di calamità naturale per i danni in Valcamonica e nell’Oltrepò Pavese provocati dalle piogge e dalle grandinate delle scorse settimane. Per il solo mese di luglio, nella regione si stimano danni per 171 milioni di euro.
Intenzionato a chiedere al Governo lo stato di calamità naturale è anche Monteforte Irpino, piccolo comune dell’avellinese dove martedì scorso un fiume d’acqua, fango e detriti ha invaso il corso principale e alcune vie limitrofe, causando lo sfollamento di sei famiglie (stime precise dei danni non sono state ancora fatte).
Continua intanto a raccogliere firme la petizione “Un voto per il clima” lanciata lo scorso 3 agosto su Change.org da Gree&Blue Ged. Accompagnata dalla lettera aperta scritta dagli scienziati del clima italiani ai politici, la campagna – che ha superato quota 155mila firme – intende sensibilizzare le forze politiche affinché elaborino programmi approfonditi su questi temi e ci sia una pronta azione del prossimo governo per la lotta alla crisi climatica e ai suoi impatti.
Il riscaldamento eccessivo – spiegano gli studiosi -, insieme alle fortissime perturbazioni al ciclo dell’acqua e ad altri fenomeni meteo-climatici vanno ad impattare su territori fragili e creano danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. Stime assodate mostrano come nel futuro l’avanzare del cambiamento climatico ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture. Nel Mediterraneo e in Italia, poi, la situazione potrebbe essere anche più critica, in quanto, ad esempio, si hanno già chiare evidenze di aumenti di ondate di calore e siccità, di ritiro dei ghiacciai alpini, di aumento delle ondate di calore marine e, in parte, di aumento degli eventi estremi di precipitazione.
In questo contesto – scrivono ancora gli scienziati – ci appare urgente porre questo problema in cima all’agenda politica. E oggi, l’avvicinamento alle prossime elezioni diventa l’occasione per farlo concretamente. Chiediamo dunque con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire; questo dato di realtà risulta oggi imprescindibile, se vogliono davvero proporre una loro visione futura della società con delle possibilità di successo. In particolare, nella situazione attuale appare urgente porre in essere azioni di adattamento che rendano noi e i nostri territori più resilienti a ondate di calore, siccità, eventi estremi di precipitazione, innalzamento del livello del mare e fenomeni bruschi di varia natura; azioni che non seguano una logica emergenziale ma di pianificazione e programmazione strutturale.