Grazie alla capillare diffusione delle ZTL e al contrasto all’uso dei mezzi a motore privati, il numero di zone di aria pulita in tutta Europa è aumentato del 40% dal 2019. Il traguardo è anche diretta conseguenza dello stop imposto ai veicoli più vecchi e inquinanti. Lo dice una nuova ricerca basata sui dati dell’UE, che conta 320 città-regioni europee che hanno introdotto zone a basse emissioni (LEZ) – corrispondenti alle nostre ZTL – nel periodo indicato, e si prevede il numero aumenterà ulteriormente di oltre la metà, fino a 507, entro il 2025. Si tratta delle prime 10 città turistiche più famose d’Europa, che hanno escluso o limitato veicoli a benzina e diesel. Tra le città più rigorose in questo cambiamento ci sono Londra, Parigi, Bruxelles e Berlino. L’Italia è in cima alla classifica europea dell’aria pulita, ma solo in teoria: il nostro Paese ha dichiarato 172 zone di aria pulita, rispetto alle 78 della Germania, 17 del Regno Unito, 14 dei Paesi Bassi e 8 della Francia. In realtà, parlano chiaro i recenti dati dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), che tra le 40 città più gravemente inquinate d’Europa ne indica addirittura la metà in Italia. Cremona e Padova, in particolare, insieme alla città polacca di Nowy Sącz, sono stati gli unici tre centri urbani in Europa ad aver superato nel 2021 la soglia limite annuale dell’Ue per l’inquinamento da particolato fine (PM2,5) in atmosfera. La Pianura Padana, area densissimamente abitata, ha solo città e paesi con aria di qualità scarsa.
Inutile ricordare che l’inquinamento atmosferico è una “emergenza sanitaria pubblica” responsabile di oltre 300mila morti premature all’anno nell’UE, e di una riduzione di quasi 2 anni dell’aspettativa di vita globale media, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (e la maggior parte di queste morti infatti si concentrava nel nostro Paese già nel 2019, dati Aea). Al contrario, prime della classe Umeå in Svezia e Faro e Funchal in Portogallo. L’unica capitale a entrare nel novero delle prime undici è Stoccolma. Secondo la classifica Aea, la città italiana con l’aria più pulita è Sassari, al sedicesimo posto, con 5,5 microgrammi di PM2,5 per metro cubo, nonostante si trovi vicino al mare. Poi Livorno, con 8,4. Genova e Salerno si trovano nel gruppo delle sufficienze, poco inferiori a 10 microgrammi al metro cubo. Le grandi città del centro Sud – come Roma, Napoli e Palermo – si fermano a livelli mediocri. Come ha sottolineato Oliver Lord di Clean Cities, la Campagna internazionale che ha condotto la ricerca, sono le città che abbracciano le isole pedonali a trovarsi dalla parte giusta della storia: Bristol, Birmingham e Londra, ad esempio. “Le zone di aria pulita – ha detto – sono uno dei modi più efficaci per combattere l’aria tossica nelle nostre città”, ha affermato. “Dovremmo applaudire i leader della città che stanno prendendo decisioni difficili per fornire zone di aria pulita in modo da poter trasformare l’aria che respiriamo ed eliminare gradualmente le auto inquinanti”. Solo a Madrid è stata osservata una diminuzione del 32% delle concentrazioni di NO2 dopo l’introduzione di una vasta LEZ nel 2018. A Londra, una consultazione pubblica lanciata dal sindaco, Sadiq Khan, sull’espansione della zona a bassissime emissioni della città (Ulez) – con l’obiettivo allargarla all’intera capitale – dovrebbe concludersi alla fine di luglio. Finora la Ulez londinese ha garantito, già così, un calo del 20% di NO2. Anche Polonia e Bulgaria stanno per annunciare nuove zone a traffico limitato o pedonali nei prossimi mesi. Entro il 2030 sono previste fino a 35 ampie LEZ in Europa, e altre più piccole a Parigi, Copenaghen, Amsterdam, Barcellona, Berlino, Heidelberg, Milano, Oslo, Roma, Rotterdam, Varsavia, Birmingham, Liverpool e Greater Manchester. Nessuna di rilievo in Pianura Padana. Particolarmente difficili da ridurre, inoltre, sono le emissioni di ammoniaca, provenienti dagli allevamenti, che hanno mostrato il calo minore dal 1990, e restano concentrate in Francia, Germania, Italia e Spagna (57% del totale Ue).