“Fancy”, come creativo, attraente, “preso bene”. Così è la Fancy Women Bike Ride (FWBR) che, da 10 anni a questa parte, porta in sella le donne di tutto il mondo la terza domenica di settembre. Premiata per la sua idea dall’Onu, Pinar Pinzuti, coordinatrice internazionale del movimento nato, come lei, in Turchia, ci racconta alti e bassi di questa avventura. Da Smirne al pianeta intero, compresa Milano, la città che l’ha adottata 6 anni fa e “che amo moltissimo, ma che è l’unica ad averci reso la vita veramente difficile”, confessa Pinar. “Per una pedalata in centro città, richiede l’accompagnamento dei vigili urbani – in moto, tra l’altro – ed è necessario pagare gli straordinari dei vigili, per una spesa complessiva che, con l’assicurazione, costa agli organizzatori intorno ai 1500 euro. FWBR – o la “Fancy”, come la chiamiamo noi – viene organizzata dalle donne per le donne, senza supporto delle aziende, di associazioni o altro – e quindi coprire queste spese e superare queste ulteriori difficoltà burocratiche non è facile. Quasi ovunque, altrove, ovvero in tutte le altre città dove si organizza questa pedalata colorata, il Comune, in genere tramite l’assessore alla Mobilità, al contrario aiuta la nostra volontaria, per avere i permessi e tutto ciò che serve. Quel che succede normalmente – eccetto a Milano – è che il Comune ci fornisce subito il patrocinio proprio per snellire la burocrazia”. Le altre città italiane coinvolte sono Alfonsine, Bari, Brescia, Cagliari, Cervia, Cosenza, Cuneo, Genova, Lecce, Mestre, Monza, Padova, Pesaro, Pisa, Pordenone, Rimini, Roma, Rovigo, Siracusa, Torino, Trento, Treviso, Verona “e siamo aperti a nuove città che, magari anche sull’onda della visibilità donataci da questo premio, vogliano unirsi a noi”. Nel mondo, “la città che ci ha accolte con più entusiasmo è Izmir, in Turchia.
Alla pedalata annuale partecipano circa 5000 donne e bambini – contro le circa 2/300 che partecipano a Milano in media – e il Comune chiude le strade principali alle auto per questo evento, cosa che ad esempio Milano non fa, sebbene corrisponda con la Giornata Mondiale senza Auto. C’è in particolare un grande viale che la manifestazione arriva a coprire interamente, con un colpo d’occhio notevole di colore ed entusiasmo. Tra le altre esperienze positive e d’ispirazione per noi, c’è anche l’India, dove, grazie alla Fancy Women Bike Ride le donne sono scese in strada per la prima volta, per chiedere più diritti: per la prima volta, le donne indiane hanno rivendicato lo spazio pubblico assieme a noi. In Iran, le donne hanno ottenuto il permesso di organizzare la pedalata Fancy, non sulle strade, non in centro città, ma in uno stadio, che per adesso… è meglio di niente! A Londra, si festeggia da sempre la giornata mondiale delle città senza auto chiudendo il traffico ai mezzi a motore e la pedalata delle donne viene vista come un’occasione per convincere più persone a usare la bicicletta, un modo come un altro per gridare “Go Bike”. Pinar a Milano lavora per l’azienda Bikenomist, assieme a un team di professionisti che fa consulenza, comunicazione e formazione con l’obiettivo di trasformare l’Italia in un Paese ciclabile. Le piace definirsi “Cycling Brainwasher“, una persona cioè che attraverso la bicicletta cerca di cambiare la testa della gente. Cerca ogni modo possibile per stimolare le persone a utilizzare la bici come mezzo di trasporto e per inserire la bicicletta nell’agenda politica delle amministrazioni pubbliche. Si occupa di progetti di comunicazione, di cicloturismo e organizza eventi, come la Fiera del Cicloturismo di Milano, di cui è la direttrice.
Per il World Bicycle Day , lo scorso 3 giugno l’Onu l’ha premiata per il suo lungo impegno, e per l’originalità della Fancy. Ma di cosa si tratta di preciso? “La Fancy si svolge durante la terza domenica di settembre e consiste in una pedalata di pochi chilometri. Un evento colorato, che procede lentamente nelle vie dei centri urbani di solito intasate dal traffico delle auto. Il senso dell’iniziativa è quello di rivendicare maggiore visibilità per le donne all’interno della società, e anche lungo le strade delle città, chiedendo più sicurezza. Una manifestazione creata dalle donne per le donne, in cui si uniscono persone di diversa cultura e estrazione sociale, per ribadire che le due ruote non appartengono solo a chi ha il pallino della competizione: la bici è molto più di uno sport! L’anno scorso la pedalata ha coinvolto oltre 150 città, dalla Francia all’Australia. Quest’anno l’appuntamento è il 18 settembre, e si svolgerà in 200 città in oltre 30 Paesi. Tra gli eventi correlati, a Milano ogni anno si organizza una lezione gratuita per gli adulti che ancora non hanno imparato ad andare in bici, o vorrebbero migliorare, anche con l’obiettivo di partecipare poi alla Fancy in bicicletta. Pensa che secondo una recente indagine Ipsos, circa la metà degli italiani adulti non sa andar bene in bicicletta. Comunque quel che mi scalda di più il cuore, se penso a questo evento, è in generale il fatto che tante donne, in tante città, hanno cominciato a usare la bici quotidianamente dopo aver partecipato alla Fancy, negli spostamenti urbani. La bicicletta è il mezzo più veloce per muoversi in città, ma poche persone ne sono a conoscenza perché viene percepita come un mezzo di trasporto lento. Una volta che le persone scoprono la sua velocità in ambito urbano, difficilmente tornano indietro. La Fancy Women Bike Ride, così come gli eventi dedicati alla ciclabilità, servono proprio a quello: a far provare l’esperienza per la prima volta e a vincere i pregiudizi. Utilizzare la bicicletta per muoversi significa risparmiare denaro e liberare reddito, che poi è quello che serve maggiormente agli strati sociali più in difficoltà. Il mio sogno più grande è che nelle nostre città i bambini possano andare a scuola a piedi o in bici da soli, che è poi l’unità di misura per definire una città realmente a misura di persona. Un’altra cosa molto importante è che le donne entrino nei processi decisionali. Per trovare le soluzioni adatte per tutti, abbiamo bisogno della rappresentanza di tutti, su tutti i livelli, in tutte le istituzioni, dalla pianificazione all’esecuzione dei progetti”.