A distanza di mesi torna a tenere banco l’ambizioso progetto del parco eolico nel mare riminese proposto da Energia Wind 2000, società di scopo costituita da due aziende attive nel campo delle energie rinnovabili. Come raccontavamo a febbraio il progetto prevederebbe l’installazione di 51 pale eoliche distribuite su un tratto di mare di 71,5 chilometri quadrati antistante la costa tra Rimini e Cattolica, per un totale di 330 megawatt (MW).
Dopo le prime proteste degli enti locali per la sua eccessiva vicinanza alla riva, Energia Wind 2000 ha presentato una revisione con le pale a 9 miglia dalla costa, incontrando maggiore apertura da parte della classe politica locale che vuole tuttavia ponderare meglio la proposta.
In un’ottica green, Legambiente Emilia-Romagna ha da tempo manifestato la propria approvazione per l’opera e torna ad esortare gli amministratori locali a non intralciare l’iter di approvazione.
“Si fermi questo stillicidio di richieste e si realizzi presto l’impianto” dichiarano gli ambientalisti di Legambiente, considerando “inaccettabili e irresponsabili le continue richieste della politica locale”.
Secondo l’associazione siamo di fronte a “una bruttissima pagina di dibattito pubblico”, per la quale “mettere in contrasto l’energia pulita e gli interessi del settore turistico è decisamente anacronistico, come dimostrano gli effetti dei cambiamenti climatici sempre più evidenti sul territorio”.
L’energia eolica, aggiungono gli ambientalisti, “è stata indicata tanto dal Governo quanto dalla UE come la principale strada per ridurre nel medio termine la dipendenza dalle forniture di gas russo insieme all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici”.
“L’ignobile aggressione russa all’Ucraina, oltre alla tragedia umanitaria, comporterà forti conseguenze economiche e strategiche per l’intera Europa – aveva commentato Gianni Silvestrini nel suo editoriale sull’ultimo numero di QualEnergia, il bimestrale di Legambiente e Kyoto Club -. Il settore che vedrà i maggiori cambiamenti è quello energetico. Si è capito l’errore di contare sulle importazioni di gas dalla Russia. Una delle strade più efficaci per svincolarci dal metano consiste nell’accelerare la corsa delle rinnovabili. Segnali interessanti da importanti settori imprenditoriali sono arrivati in Italia. Per le utilities, puntando con decisione sulle rinnovabili arrivando a installare 60.000 MW verdi in tre anni, si potrebbero dimezzare le importazioni dalla Russia”.