Entro il 2050, 1,4 milioni di alberi moriranno in città a causa delle infestazioni, cancellando specie iconiche come il frassino. Lo spiega uno studio condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, pubblicato sul Journal of Applied Ecology. Il motivo? Il vantaggio che i cambiamenti climatici stanno da decenni assegnando a diverse specie di insetti, che saranno sempre più numerosi, compresi i parassiti delle piante. Nella ricerca, gli scienziati hanno attinto ai dati di centinaia di comunità statunitensi per prevedere gli effetti degli insetti invasivi. In particolare i ricercatori si sono concentrati sugli alberi piantati lungo le strade, che sono quelli meglio tracciati. Il motivo per cui il frassino è tra le piante più a rischio, sta nella proliferazione sfrenata di un suo parassita, lo smeraldo piralide, uno scarabeo originario dell’Asia, identificato per la prima volta negli Stati Uniti nel Michigan nel 2002. Le loro larve si stabiliscono sotto la corteccia di frassino, indebolendo gli alberi dei loro nutrienti e uccidendoli. Si diffondono con il trasporto della legna da ardere e di alberi da vivaio e rappresenteranno la causa nel 90% delle perdite di questi alberi.
Milwaukee, Chicago e New York saranno le aree urbane più colpite, in parte a causa delle loro popolazioni e dei loro abbondanti frassini. Con un taglio di addirittura il 95% dei suoi alberi. Anche l’acero e la quercia, gli altri alberi da strada più abbondanti, sono a rischio di parassiti come la scaglia di San Jose e gli scarafaggi giapponesi. Tutte specie aliene giunte a noi via nave e poi insediatesi in clima mitigati dai cambiamenti climatici. Secondo gli esperti, la responsabilità di questa catastrofe starebbe nei viaggi e nel commercio, ma anche in una piantumazione miope e non regolata, che finisce per mettere a rischio tutti gli alberi urbani. Data la facile diffusione dei parassiti, i ricercatori prevedono che circa 100 milioni di arbusti potrebbero sparire entro i prossimi tre decenni. Il costo per tentare di arginare questo fenomeno sarà enorme, scrivono i ricercatori, che stimano 30 milioni di dollari di costi di gestione ogni anno. Tra l’altro, notano, un rischio ancora maggiore potrebbe derivare dagli insetti che ancora non conosciamo ma che arriveranno. Sulla base di quanto scoperto – hanno concluso gli esperti – le città dovrebbero agire di conseguenza. Ad esempio, “dovremmo evitare di piantare una singola specie di albero in intere città”, ha detto Emma Hudgins, ricercatrice alla McGill University e prima autrice dello studio. “L’aumento della diversità degli alberi urbani fornisce resilienza contro le infestazioni di parassiti”.