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17/02/2022

Balneolis, il grande progetto di recupero e riqualificazione di Bagnoli

Via: a cura di Enza Michienzi (ItaliaReportUSA)
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Recupero e trasformazione d’uso dei siti inquinati per produrre benefici ambientali ed economici. Un obiettivo all’attenzione del governo italiano che ha inteso investire ingenti risorse attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze per riqualificare aree devastate a seguito di una scellerata politica di industrializzazione del Sud. Una distruzione iniziata agli inizi del secolo scorso. Nell’elenco dei tanti, troppi, territori che ospitano, oggi, scheletri di industrie abbandonate, vi è Bagnoli, un’area periferica situata ad ovest della città di Napoli. L’insediamento dello stabilimento siderurgico dell’Italsider, agli inizi del secolo scorso e per oltre 80 anni, ha avuto un impatto distruttivo sull’intero territorio. L’altoforno, le torri, gli sversamenti industriali, diretti nelle acque cristalline del litorale, ne hanno fatto uno dei luoghi più inquinati del Meridione.
Con la chiusura degli impianti nel 1992, inizia un lungo e non proficuo dibattito sul futuro di Bagnoli e il recupero dell’area. Decenni di confronti e scontri che si chiudono – finalmente – con il concorso internazionale di idee “UrbaNAture” curato da Invitalia, l’agenzia del Ministero dell’Economia e Finanze. Una gara per trasformare i 250 ettari dell’ex area industriale di Napoli in uno dei più grandi e affascinanti parchi urbani su scala internazionale.

Ad aggiudicarsi la competizione lo scorso anno con il piano di recupero “Balneolis”, un team di 12 studi di progettazione architettonica, urbana e paesaggistica, società di ingegneria e professionisti del settore che operano in ambito nazionale ed internazionale: S.B. Arch. Studio Bargone – Architetti Associati (Capogruppo Mandatario), Neostudio Architetti Associati,Francesco Nigro, Nicola Spinetto Architectes Sarl, Espace Libre, Rosmani Project, Studio Associato 4eingegneria, T.E.S.I. Engineering, Luciano Mauro, Eco Geo Engineering, Marina Mori, Daniele Salvo.
L’architetto Federico Bargone, capogruppo RTP Sbarch Balneolis studio, ha accettato di rispondere alle nostre domande sul progetto, che punta a riportare agli antichi splendori l’ex area industriale Italsider.

Architetto Bargone, “Balneolis” è definito ‘Il progetto’ per la complessa ridefinizione del paesaggio. Quali sono le peculiarità?
“L’idea del grande parco di Bagnoli incrocia alcune non comuni complessità progettuali legate alla presenza delle antiche fabbriche siderurgiche, al tema della bonifica dei terreni e al recupero del waterfront. In questo scenario ‘Balneolis’ individua il percorso di rinascita di questo territorio urbano riscoprendo il valore delle innumerevoli matrici storiche e di quelle, più recenti, legate alla memoria collettiva del Sito. Così facendo si sono aperte numerose ed inaspettate opportunità per rendere unico il racconto del parco, enfatizzando anche le connessioni con l’intorno: la collina di Posillipo quale sfondo paesaggistico e polmone di naturalità per la nuova rete ecologica, il quartiere di Bagnoli e di Fuorigrotta in un dialogo generato dalle quinte dei nuovi edifici e dalle aperture al mare attraverso il viale rettilineo (da noi denominato “miglio borbonico”), la larga fascia nord destinata a parco urbano, Il waterfront che da attuale asse carrabile è trasformato in boulevard pedonale al servizio di una nuova balneazione ecocompatibile.
Il parco avrà, inoltre, come elemento di visibilità privilegiato la strada che, scollinando Posillipo, discende verso la valle di Bagnoli: un punto di vista “a volo d’uccello” che aprirà lo sguardo verso la nuova identità paesaggistica di Bagnoli, verso i frutteti del “bosco produttivo”, le sue radure circolari adagiate nel contesto del verde, i cromatismi stagionali delle innumerevoli presenze botaniche”.
Alcuni terreni saranno dedicati alla agricoltura biologica e alla biodiversità, quali saranno le peculiarità?
“Nei secoli, sui fertili suoli vulcanici della pianura flegrea, si sviluppò una fiorente attività agricola: campi coltivati a fruttiferi, intervallati dalla rigogliosa vegetazione mediterranea. Così ci viene raccontato il territorio in antiche fotografie e nelle numerose cartografie storiche. Senza indulgere nella nostalgia di un recupero filologico del passato ci piace, invece, immaginare il parco come un organismo composito, che comprenda anche una larga fascia di ‘bosco produttivo’ fatto di una frutticoltura biologica delle antiche varietà di cui le terre della Campania felix (mirabilmente descritta da J.W. von Goethe nel suo Viaggio in Italia) erano ricche: meli, viti ‘maritate’ a filari di pioppi e poi ciliegi, noci, agrumi”.
Per lo studio del bosco produttivo avete preso spunto da località turistiche famose, come i boschi di acero del Vermont o del New England, perché?
“I paesaggi extraurbani agricoli o naturalistici sono solitamente caratterizzati da gradevoli variazioni cromatiche stagionali determinate dalla presenza di specie arboree ed arbustive. Il foliage è oggi diventata un’attrazione turistica tra le più affascinanti: a centinaia sono, infatti, le visite guidate nei boschi di acero del Vermont o del New England. Anche il Parco da noi progettato avrà molto da raccontare da un punto di vista cromatico: la fioritura dei ciliegi del bosco produttivo, le rigogliose fioriture porpora della sulla, l’arrossamento autunnale delle foglie di vite o le variazioni cromatiche della macchia mediterranea d’ambiente ombroso: tutte manifestazioni che aggiungeranno un elemento di gradevolezza alla frequentazione del Parco”.

Il progetto prevede la realizzazione di infrastrutture per ospitare attività sportive, percorsi di bellezza, bar e ristoranti. Saranno tutte realizzate nel rispetto dei principi di ecosostenibilità?
“Non c’è alcun dubbio. È un nostro obiettivo prioritario. Tutto sarà progettato integrando natura ed architettura, con attenzione alla sostenibilità, sia da un punto di vista energetico che del consumo delle risorse non rinnovabili”.
I tempi per la realizzazione del progetto?
“Al momento siamo in fase propedeutica all’avvio della progettazione che dovrebbe completarsi intorno alla metà del prossimo anno. A seguire le procedure autorizzative e di appalto dei lavori. Auspichiamo che in un arco temporale di 5-7 anni Bagnoli possa effettivamente trasformarsi in quella ‘Balneolis’ da lei citata: il luogo ed il paesaggio della nuova stagione felix“.
Dalle ceneri tossiche dell’Italsider rinasce la Campania felix. Con la riqualificazione dell’ex area industriale di Bagnoli, si mette finalmente fine ad una storia fatta non solo di inquinamento. Il degrado sociale che è avanzato negli anni è stato terreno fertile per attività oscure, l’abbandono e l’incuria.

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