“Qualche anno fa, riuscivo a pescare molto vicino alla costa, il pesce non mancava. Ora, devo allontanarmi di parecchio per prendere qualcosa”. A parlare è Ranobolee, una pescatrice, figlia di pescatori, che vive a Faux Cap, un pittoresco villaggio sulla costa meridionale del Madagascar. Il problema è che Ranobolee non possiede una barca e quella che noleggia è troppo fragile per avventurarsi al largo. In più, la donna è stata costretta a trasferirsi dalla sua casa vicino al mare, perché rischiava di essere sommersa dalle dune di sabbia, e insieme ad essa tutti gli altri edifici nel villaggio, oltre ai campi, che da verdi sono diventati color mattone. Il colore della sabbia che dall’interno viene trasportata sulla costa dal forte vento, trasformando il paesaggio e con esso mettendo a rischio i mezzi di sostentamento delle comunità costiere di molti villaggi malgasci.

Il World Food Programme lavora con le comunità per aiutarle ad arrestare l’avanzata delle dune attraverso la piantumazione di tre tipi di piante le cui radici affondano nella sabbia aiutando a fermare il movimento delle colline sabbiose e che, una volta cresciute, possono servire a contrastare l’impatto del vento o essere usate come legna da ardere (limitando così la deforestazione). Eventi atmosferici estremi, aggravati dal cambiamento climatico, stanno devastando il sud del Madagascar, l’unico paese al mondo in cui situazioni simili alla carestia sono indotte dal clima e non da conflitti.
Anche il mare sta cambiando, e la pesca non è più un’attività remunerativa, così pescatori come Ranobolee si sono dovuti riconvertire in agricoltori. Con poco successo però, perché la mancanza di pioggia rende difficile coltivare la cassava e il mais. E la sabbia che copre i campi di certo non aiuta. Dal 2017, il WFP ha aiutato le comunità a bloccare oltre 36.000 ettari di dune nel sud del Madagascar e sta ora considerando la possibilità di estendere il progetto ad altre aree costiere. Diventa, infatti, fondamentale ripristinare gli ecosistemi come protezioni naturali contro i rischi del clima se si vuole proteggere sia il pianeta che gli esseri umani che lo abitano. In Madagascar, così come in molti altri paesi vulnerabili, resi ancora più fragili dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Tutte, tra l’altro, prevenibili. Ricordiamolo: i paesi più vulnerabili sono anche quelli che più subiscono gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici che meno hanno contribuito a causare. Un triste bilancio tra più e meno di cui fanno le spese milioni di persone nel mondo.