Quanto è approfondita la conoscenza del Pnrr da parte degli imprenditori? Cosa manca al sistema imprenditoriale italiano per diventare davvero sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quelli sociale ed economico? Quali gli ostacoli burocratici e le difficoltà organizzative sulla strada della transizione?
Ne discutono manager, imprenditori e ricercatori in una tavola rotonda scandita dalla presentazione del V° Osservatorio annuale Sostenibilità & Comunicazione, promosso da The Map Report, Mediatyche e Homina, e curato da Format Research. L’appuntamento è fissato per giovedì 9 dicembre a partire dalle 10.30 ed è ospitato dal MEET | Digital Culture Center di Milano. Sarà possibile seguirlo anche online registrandosi
Secondo quanto emerge dalla ricerca, la transizione procede ma senza strappi. Con un’unica eccezione rilevante: gli imprenditori italiani sembrano aver metabolizzato il concetto di sistema e compreso che le buone pratiche sostenibili, quelle efficaci, devono riguardare tutta la filiera.
“Per la prima volta – sottolinea Pierluigi Ascani, founder di Format Research – abbiamo registrato un’impennata nel numero di imprese, soprattutto del commercio e dell’industria localizzate in Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, che seleziona i propri fornitori in base alle loro capacità di risultare sostenibili. Stiamo parlando di quasi un’impresa su due, mentre lo scorso anno non si arrivava a una su quattro”.
Una dinamica che fa ben sperare, proprio per l’effetto trascinamento che le realtà più grandi possono esercitare su piccoli artigiani, agricoltori e imprese di servizio. Perché, per il resto, la forbice tra le grandi aziende e quelle medio piccole, rimane enorme. Le prime sono da tempo soggette a obblighi di rendicontazione che le hanno costrette ad organizzarsi, mentre le altre navigano ancora a vista. Con il risultato che meno di un’impresa su 5 oggi redige il bilancio di sostenibilità o ambientale e poco più di una su 10 trasforma in statistiche rendicontabili le proprie buone pratiche.
“C’è un gigantesco problema di comunicazione verso l’esterno – sottolineano Massimo Tafi e Omer Pignatti, rispettivamente founder di Mediatyche e Homina – che rischia di avere ricadute pesanti nel momento in cui verranno pubblicati i bandi per l’accesso ai fondi del Pnrr. Solo chi saprà dimostrare di aver implementato il proprio modello di business, potrà beneficiare di queste risorse, importanti sia per la transizione ecologica che digitale. Il rischio più grande è assistere alla moltiplicazione di campagne di puro greenwashing: la sostenibilità, per essere comunicata, deve essere misurabile e servono professionisti in grado di farlo. Altrimenti si rischia il cortocircuito”.