Microsoft adotterà misure concrete per facilitare la riparazione indipendente dei suoi dispositivi. La decisione è storica, almeno si spera, e segue forti pressioni dei suoi azionisti per un cambiamento apripista in ambito sostenibilità.
L’accordo raggiunto tra il gigante tecnologico e l’organizzazione no profit per la difesa degli investitori “As You Sow” esorta l’azienda ad analizzare i “vantaggi ambientali e sociali” del semplificare le riparazioni dei dispositivi. Microsoft non solo studierà come aumentare l’accesso alle parti e alle informazioni necessarie per la riparazione, ma si è impegnata ad agire concretamente per calcolare la riduzione concreta del suo contributo al cambiamento climatico e alla riduzione dei rifiuti elettronici. L’azienda assumerà un consulente indipendente che studierà i vantaggi di un maggiore accesso dei consumatori alle parti di ricambio e alla documentazione di riparazione, inclusi gli impatti sulle emissioni di carbonio e sulle quantità di rifiuti. Sebbene lo studio non sarà reso pubblico, Microsoft è tenuta a pubblicare almeno un riepilogo dei suoi risultati entro maggio 2022.
Sulla base di tali risultati, la multinazionale ha già acconsentito a rendere disponibili pezzi di ricambio e documentazione utile anche al di fuori della sua rete di riparazione autorizzata, entro la fine del 2022. Ha inoltre accettato di lanciare nuove iniziative non meglio specificate per facilitare la riparazione locale, secondo McBee.

La scelta di Microsoft potrebbe accelerare processi simili, già avviati, da parte di Apple e di Deere & Co., il maggior produttore di attrezzature agricole americano. La società di fondi comuni di investimento ecosostenibili Green Century, ha infatti già presentato loro due risoluzioni simili, riguardo il diritto alla riparazione. Tutto lascia pensare insomma che si stia formando un nuovo e decisivo fronte nella lotta per il diritto alla riparazione, che si collega esplicitamente alla responsabilità ambientale delle imprese, che naturalmente possono scegliere sul destino e l’aspettativa di vita dei loro device. La svolta sta avvenendo grazie a queste organizzazioni di azionisti, che investendo o meno in una determinata società, sfruttano il loro potere in senso ambientalista. As You Sow, ad esempio, come riporta Grist, è riuscita anche a convincere la società Duke Energy a rivelare le sue emissioni di metano, per segnalarle poi su Twitter.
Dal canto suo, se Apple può vantare “obiettivi climatici molto ambiziosi”, la sua attuale posizione anti-riparazione non accenna a scalfirsi. Ed è identica a quella delle più grandi multinazionali al mondo: per riparare qualcosa, si ci si può solo rivolgere a un rivenditore autorizzato, azzerando la possibilità di creare un mercato libero delle riparazioni che abbassi i prezzi e renda conveniente aggiustare, piuttosto che comprare nuovamente, per il consumatore.