In conclusione della Pre-COP26, la conferenza preparatoria alla COP26 di Glasgow che si terrà a novembre, il presidente della COP26 Alok Sharma ha condiviso la volontà da parte dei 50 ministri dell’Ambiente presenti all’evento di garantire un fondo di 100 miliardi di dollari da destinare ai Paesi in via di sviluppo: “Abbiamo raggiunto un consenso che occorre fare di più per mantenere il riscaldamento sotto 1,5 gradi, occorre aumentare gli Ndc (gli impegni degli stati per la decarbonizzazione), bisogna garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo e andare avanti col libro delle regole sull’Accordo di Parigi. L’energia dei giovani della Youth4Climate ha galvanizzato i ministri. Dobbiamo ricordare quanto ci hanno detto”. Facendo esplicito riferimento alla COP26, Sharma ha ribadito il concetto: “Alla Cop26 di Glasgow dovremo preparare un piano per erogare entro il 2025 il fondo da 100 miliardi di dollari previsto dall’Accordo di Parigi per i paesi in via di sviluppo”.
Sulla responsabilità dei Paesi di economia avanzata ha insistito anche John Kerry, l’inviato per il clima degli Stati Uniti: “Tutti, e particolarmente noi paesi del G20, dobbiamo mostrare che crediamo in quanto ci siamo detti a Parigi. È la scienza che lo afferma, non la politica. Non tutti devono fare la stessa cosa ma ognuno è chiamato alla propria parte. I paesi che rappresentano il 55% del Pil globale si sono impegnati sull’obiettivo degli 1,5 gradi: dobbiamo mantenere viva questa soglia. Da parte nostra porteremo là tecnologia e soldi assieme agli Emirati Arabi”.
Inoltre, nel corso di un’intervista rilasciata a Sky, al giornalista che gli ha domandato quanto si sente fiducioso che i big players, come Usa, Ue e Cina riusciranno a innalzare gli impegni presi sulla diminuzione di emissioni di gas climalteranti, Kerry ha così risposto: “Vorrei essere molto esplicito: non sono fiducioso, sono speranzoso. Inoltre, vorrei anche essere molto chiaro: il 55% del PIL globale è impiegato per centrare l’obiettivo di rimanere entro 1,5 gradi. Parliamo di Canada, Giappone, USA, Regno Unito e Unione Europea. Questi Stati rappresentano il 55% del PIL. Alcuni Paesi sono già sulla strada giusta e hanno manifestato il loro impegno, altri no. È necessario che questi ultimi si facciano avanti e presentino dei piani per la riduzione delle emissioni e impegni più concreti, e questo sarà il tema del prossimo mese, ed è stato il tema degli ultimi 8 mesi. Abbiamo portato avanti una diplomazia climatica, lavorando con molti paesi. Adesso ci sono Paesi che sono pronti a presentare nuovi NDC, ma non lo sapremo prima della fine del mese, quando ci incontreremo e avremo un quadro chiaro della situazione. È urgente che tutti i paesi prendano la situazione con assoluta serietà, e che siano più ambiziosi a riguardo, in modo che il mondo possa contenere al livello minimo possibile il riscaldamento attualmente in corso”.
Sull’impegno degli USA si è espresso Frans Timmermans. vicepresidente esecutivo della Commissione Ue: “Gli Usa sono tornati con noi nella lotta al cambiamento climatico e il nostro dovere in vista della COP26 di Glagow è di convincere altri paesi a farlo”. Timmermans ha sottolineato la necessità di agire con urgenza e con dei piani concreti: “Dobbiamo cambiare velocemente e radicalmente ogni cosa perché ogni Governo ha la sua responsabilità di non tenere le persone nella loro comfort zone”, ha aggiunto Timmermans, sottolineando che “ogni Paese deve arrivare alla COP26 con un piano preciso”.