Supersalone, Fuorisalone, Design Week. Settembre 2021: Milano si rimette in moto e sembra tornare al fervore pre-Covid con quartieri, showroom e musei che riprendono ad esser teatro del design nostrano e internazionale. The Map Report è stata invitata alla preview di Design Italy, piattaforma on line dedicata ai designer italiani emergenti e già affermati. La parola magica è “italianità”. A partire dalla scelta del brand name, la startup fondata da Roberto Ferrari seleziona accuratamente i marchi a cui dare visibilità. Vuole raccontare la nostra ricca storia nel mondo del design, rivalutare il Made in Italy, le eccellenze italiane. Vuole essere un aggregatore di design.
“Quello del design – spiega Roberto Ferrari – è un settore molto riconosciuto e ricercato all’estero, ma di cui non siamo ancora pronti a sfruttare il potenziale; sia dal punto di vista dell’apertura verso i canali esteri, della loro scelta e la digitalizzazione degli stessi. Sono tutte opportunità che stanno crescendo più velocemente di quanto ne abbiamo la percezione e con cui possiamo dare una forte spinta all’economia italiana. Lo scorso anno l’export è sceso, ma c’è stato un settore che nonostante il Covid ha continuato a crescere e si tratta dell’export digitale. L’e-commerce verso l’estero è cresciuto più del 14%, nonostante fabbriche e aziende siano state chiuse almeno 2 mesi, e le filiere in generale abbiano subito danni e rallentamenti. Il mondo chiede il Design italiano e l’obiettivo di Design Italy è quello di fare da portabandiera partendo dal canale digitale. Vogliamo recuperare il Made in Italy, invertendo l’ordine della distribuzione”.
Il discorso dell’eco-sostenibilità viene portato avanti bilateralmente: la produzione, del tutto sostenibile, che taglia gli sprechi e viene effettuata solo in base agli ordini, evitando accumuli di materiali e oggetti invenduti (si produce ciò che viene ordinato…); e l’accordo con Treedom che prevede l’alimentazione e la crescita di un bosco in Camerun: all’acquisto di un prodotto sostenibile corrisponde infatti la piantumazione di un albero, così si partecipa alla circolarità dell’economia, si vendono alberi e si ricreano. Questo il file rouge dell’evento del Fuorisalone, da qui la scelta del titolo “la materia diventa design”.
Loredana Giulioli, fra i designer presenti all’evento, ci ha detto di come la sostenibilità non fosse mai stata una sua scelta, bensì una conseguenza naturale del suo modus vivendi: dare vita a nuove stoffe, tessuti e filati, che poi potranno nuovamente vivere o essere riciclati. Le sue opere sono lo specchio di quello che è la sua visione della vita, una vita sana e dominata dall’arte. Loredana utilizza il free motion, una tecnica che le consente di creare ritratti con la macchina da cucire, oggetto con cui si è sempre espressa, sin da bambina. La macchina è utilizzata da Loredana come una matita o un pennello ed i volti, prima ricopiati da foto, sono ora spesso inventati dalla sua fantasia. La produzione è creata in base agli ordini e il cliente può personalizzare totalmente il suo prodotto.
Gemma Margalef, invece, realizza originali paralumi impiegando filati di aziende italiane, totalmente handmade e a zero impatto ambientale. Con un background di marketing manager, Gemma sentiva di esprimersi maggiormente in una realtà creativa. I suoi paralumi vengono realizzati con la tecnica della lampara tejidas, una particolare tipologia di lampada realizzata grazie all’intreccio di più filati. Tali filati, vengono da lei sistemati intorno alla struttura, di cui sempre lei realizza il disegno. La struttura è in acciaio, materiale 100% riciclabile, nonché materiale più riciclato al mondo, che non perde mai nessuna delle sue proprietà originarie. Attualmente la collezione è incentrata sui paralumi, ma presto arriveranno anche lampade da terra e portavasi, sempre “green”.
Nella collezione di arredi Lessmore di Giorgio Caporaso, invece, convivono materiali come il cartone, il legno e in taluni casi il vetro. Le sedie e le chaise longue vengono vissute da chi le utilizza e questo diventa per Giorgio un valore aggiunto, un motivo di affezione all’oggetto che diventa parte integrante della vita e degli eventi dei suoi possessori, che non se ne libereranno quindi facilmente. Anche qui il designer non abbandona il cliente dopo l’acquisto, ma anzi crea con lui un rapporto di collaborazione e di affiliazione. Tutte le sue creazioni possono essere integrate e modificate, con tinte sostenibili e materiali riciclati e riciclabili. Le librerie modulari, possono avere più scopi: assemblate a tutta altezza, possono fungere anche da separé di ambienti, mentre se montate solo in parte, possono divenire comodini o comò.
Fra gli altri spicca il “Tappo con licheni”, un tavolino tondo da soggiorno, creato con diversi strati di cartone e legno, che prevede al centro un piano di vetro removibile sia per dare acqua ai licheni stabilizzati che per accendere le luci montate al suo interno. Design, sostenibilità, multifunzionalità.
Degno di nota anche l’intervento di Denis Santachiara, storico designer esposto anche al MOMA. Non passano inosservati gli oggetti realizzati da Cyrcus Design con un’unica lastra di alluminio a taglio laser, che non prevedono assemblaggio. Sono realizzati digitalmente, ma anche pensati digitalmente, sin dalla progettazione. Anche qui inoltre la produzione segue l’ordine, e viene realizzata quanto più possibile vicino al consumatore finale. Questo processo fa parte della digital fabrication ormai diffusa in tutto il mondo. Vi è una rete di server a cui vengono inviati i file dei prodotti da creare, che saranno poi messi in Nesting: da una lastra di alluminio si cerca tramite specifici software di trarre quanti più oggetti, così da evitare inutili dispendi di energia e materiali. Il materiale può poi essere nuovamente fuso per realizzare altri oggetti.
Altro vanto sostenibile dell’azienda è quello di colorare gli oggetti prodotti con le tinte a disposizione e avanzate da precedenti ordini: questo li rende praticamente irripetibili ed unici e consente una massimizzazione delle risorse utilizzate. Il cliente può tuttavia fare richieste specifiche e personalizzare i suoi ordini come preferisce. Denis si augura che sempre più aziende utilizzino il Nesting: meno costi di produzione, meno materie prime sprecate.