In occasione del G20 dei giovani a Milano previsto dal 19 al 23 luglio, Coldiretti giovani lancia la petizione: “Sì all’energia rinnovabile senza consumo di suolo agricolo”, con lo scopo di chiedere alle istituzioni una programmazione territoriale degli impianti fotovoltaici a terra in Italia. La modalità di raccolta firme della petizione avviene online QUI, e offline negli uffici della Coldiretti presenti sul territorio italiano, nei mercati e negli agriturismi di Campagna Amica.
Le principali conseguenze connesse all’utilizzo di impianti fotovoltaici a terra sui quali i giovani agricoltori vogliono sollevare l’attenzione sono tre: la riduzione delle superfici coltivabili, il raffreddamento ed essiccamento del terreno; l’impatto sul turismo.
Il problema più ovvio è quello legato alla riduzione degli spazi dedicati all’agricoltura: va da sé che i terreni occupati dagli impianti non sono più destinabili alla coltivazione. Negli ultimi anni questi ultimi si sono ridotti drasticamente. Basti pensare che, come sottolineano i giovani di Coldiretti, in l’Italia la superficie agricola utilizzabile si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari negli ultimi 25 anni.

Una problematica più complessa, invece, è quella connessa alle conseguenze ambientali degli impianti, che hanno effetti non trascurabili sul microclima dei territori che li ospitano. È quanto emerso anche dalla ricerca della Lancaster University e del Centro per l’Ecologia e l’Idrologia britannico. Dopo un’analisi di 12 mesi condotta su una centrale fotovoltaica nella città di Swindon in Inghilterra, il team ha scoperto che in estate i pannelli fotovoltaici possono causare un raffreddamento del suolo sottostante fino a 5 gradi centigradi. Nello studio, pubblicato sul Journal Environmental Research Letters, si legge: “In particolare, durante l’estate abbiamo osservato un raffreddamento, fino a 5,2 ° C, ed un essiccamento nelle aree coperte maggiore rispetto a quelle tra i moduli o nelle zone di controllo. Al contrario, durante l’inverno, gli spazi fra i pannelli risultavano fino a 1,7 ° C più freddi rispetto al suolo coperto dal fotovoltaico”. Inoltre, la temperatura non è l’unico cambiamento riscontrabile. Variazioni si registrano anche nell’umidità, nei processi fotosintetici, nel tasso di crescita e di respirazione delle piante.
Infine, c’è il tema dell’impatto sul turismo. I giovani di Coldiretti si appellano alla necessità di preservare la bellezza unica del territorio italiano, inevitabilmente danneggiata dalla presenza dei pannelli. Del resto, pensiamo agli incantevoli colli Euganei, che hanno ispirato le penne di Shelley, Petrarca, Foscolo e molti altri. Siamo sicuri che avrebbero esercitato lo stesso fascino, se interamente ricoperti di pannelli fotovoltaici?
Per arginare l’impatto di tali problematiche e ridurre l’occupazione di aree agricole, i giovani agricoltori chiedono alle istituzioni che la multifunzionalità energetica si sviluppi come attività integrata alla coltivazione e all’allevamento e non sostitutiva.
“L’Italia – spiega la piega la leader del giovani agricoltori di Coldiretti Veronica Barbati – possiede terreni non destinati all’agricoltura che potrebbero essere messi a valore con il fotovoltaico, ci domandiamo perché utilizzare terreni fertili che già producono valore economico, sociale ed ambientale togliendo traiettorie di futuro alle nuove generazioni di agricoltori”.
La proposta è quindi quella di identificare luoghi alternativi per l’installazione del fotovoltaico e per la corretta produzione di energia da fonti rinnovabili. È quanto domandano anche il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e il delegato confederale Bruno Rivarossa, che chiedono di intervenire per dare opportunità ai giovani di esaltare l’economia del Paese: “L’Italia possiede terreni non destinati all’agricoltura che potrebbero essere messi a valore con il fotovoltaico, per cui non è ammissibile utilizzare terreni fertili che già producono valore economico, sociale ed ambientale togliendo traiettorie di futuro alle nuove generazioni. Ricordiamoci che la nostra agricoltura è green, variegata, punta sempre più a progetti di filiera volti a valorizzare i prodotti locali, al biologico, alla difesa e alla tutela della biodiversità e sostenibilità e su questa scia dobbiamo continuare a lavorare offrendo sempre più possibilità ai giovani di incrementare l’economia dei nostri territori. Vanno identificate, quindi, le aree da bonificare, i terreni abbandonati, le zone industriali obsolete e i tetti delle strutture produttive anche agricole, quali luoghi idonei all’installazione del fotovoltaico per la corretta produzione di energia da fonti rinnovabili”.