Alla soglia del secondo anno della pandemia COVID-19, noi, i delegati dello Youth 7, abbiamo iniziato il nostro viaggio, anche se solo virtualmente. Un viaggio che ci ha portato al Vertice Y7. Il nostro ruolo è quello di portare le voci dei giovani al tavolo del G7, raccogliendo idee e opinioni che rappresentino i problemi che maggiormente preoccupano i giovani del mondo. Mentre guardiamo al nostro futuro collettivo, vogliamo che nessun Paese sia lasciato indietro. Temiamo che il proverbio sudafricano per cui “l’abbondanza non si diffonde; la carestia sì” sia quest’anno più valido che mai, se si pensa alla cifra sbalorditiva di 34 milioni di persone in 20 paesi criticamente vicini alla fame. Siamo convinti che interventi immediati e organizzati a livello internazionale possano salvare milioni di persone, soprattutto giovani, dal baratro.
La carestia non è un evento naturale e gli individui e le comunità colpite dalla carestia non sono sacrificabili. I leader del G7 devono mostrare la leadership politica necessaria ad affrontare le lacune nei finanziamenti, aumentare la distribuzione di cibo e l’assistenza sanitaria, e investire in tecniche di prevenzione e rilevamento di indicatori legati a fame e malnutrizione. Affinché queste azioni abbiano successo, è fondamentale garantire che il sostegno finanziario sia legato ad una distribuzione equa e ad una maggiore accessibilità delle risorse, e sostenuto da partnership con la società civile e i cittadini delle comunità che si cerca di sostenere. Con molteplici minacce di carestie, esistenti ed emergenti, che si verificano a livello globale, i Paesi del G7 non possono più scegliere l’indifferenza. L’impassibilità di oggi avrà conseguenze devastanti per le generazioni future.
Conflitti, cambiamenti climatici, degrado del capitale naturale e, più recentemente, la pandemia COVID-19, sono tra le cause principali dell’aumento della fame nel mondo. Le condizioni meteorologiche estreme stanno esacerbando emergenze già esistenti in aree colpite simultaneamente da siccità, inondazioni e tempeste tropicali, spesso contribuendo ad aumentare le epidemie di malattie infettive. La malnutrizione e le sue conseguenze fisiche e cognitive a lungo termine stanno mettendo a rischio lo sviluppo del capitale umano nei paesi di tutto il mondo. La fame acuta è destinata ad aumentare vertiginosamente nella maggior parte delle regioni del mondo – dall’Afghanistan alla Siria, dal Libano ad Haiti. I giovani oggi denunciano a gran voce la fame e il degrado ambientale come forme di oppressione che si possono e devono evitare.
Il Summit del G7 si è da poco concluso. I giovani hanno chiesto ai loro leader di affrontare la fame globale come base per la prosperità economica e di riconoscere la necessità di affrontare i bisogni di base prima di implementare infrastrutture economiche sostenibili ed eque. La comunità globale deve unire le proprie forze, investire in strategie innovative e a lungo termine per combattere la fame e affrontare il circolo vizioso dei conflitti e delle carestie, aprendo così la strada a società più sane e resilienti. L’adeguato accesso al cibo è un diritto umano e non dovrebbe più essere limitato alle sole economie più sviluppate. I Paesi del G7 sono leader in molteplici forum multilaterali, tra cui il G20, le Nazioni Unite e l’OCSE, e hanno quindi il dovere di sfruttare la loro leadership per migliorare i risultati della fame nel mondo. In qualità di delegati del Youth 7, ci aspettiamo che i leader del G7 siano coraggiosi e audaci nel loro impegno a combattere la fame e ad aumentare gli impegni attuali coinvolgendo tutte le parti interessate, e in particolare le comunità colpite. Chiediamo strategie a lungo termine per costruire solidi sistemi di protezione sociale e rafforzare le catene di approvvigionamento alimentare locali e nazionali per dare potere anche agli agricoltori e ai cittadini che vivono in aree remote.
I giovani vogliono essere dalla parte giusta della storia. Abbiamo la responsabilità morale di sollecitare i leader del G7 ad investire nel capitale umano e ad affrontare le disuguaglianze. La lotta contro le carestie è molto più di una questione alimentare: è l’opportunità per noi, come società, di smantellare le strutture che mantengono le persone in una povertà abietta e impediscono loro di vivere la loro vita con dignità. Dobbiamo investire in infrastrutture e istruzione migliori, e costruire la prossima generazione di cittadini e leader. Dobbiamo incoraggiare idee innovative e offrire migliori opportunità a tutti coloro che sono emarginati, in particolare le donne. Come rappresentanti dei giovani, crediamo nell’inclusione e nell’empowerment.
Le carestie sono una scelta politica. Le azioni per prevenirle anche. Il G7 si è concluso con diversi impegni presi. Noi, le nuove generazioni, faremo da sentinella. È il futuro che ce lo chiede.