Per fare fronte ai cambiamenti climatici osservati negli ultimi decenni espressi da eventi catastrofici come uragani, piogge torrenziali, eccessivi periodi di siccità, associati alla minaccia dell’innalzamento irrefrenabile del livello del mare, nel 2015 molte nazioni hanno firmato l’Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale antropogenico. Gli obbiettivi dell’accordo sono principalmente a lungo termine, per raggiungerli, i Paesi aderenti mirano a ridurre le emissioni di gas serra il più presto possibile per raggiungere un mondo neutrale per il clima entro la metà del secolo. Fra le nazioni aderenti, ognuna ha stabilito un proprio percorso per raggiungere gli obbiettivi prefissi. La Svizzera, in particolare, è all’avanguardia nella implementazione di misure concrete per far fronte a tali sfide. Per saperne di più intervistiamo il Professor Andrea Moscariello, che dopo una lunga carriera internazionale nell’industria degli idrocarburi da 10 anni dirige un gruppo di ricerca sulle Geo-Energie al Dipartimento di Science della Terra dell’Università di Ginevra.

Prof. Moscariello, da molti anni si interessa di temi di ricerca fondamentale e applicata su argomenti legati alle geo-energie. Ci può spiegare di cosa si occupa più precisamente?
Moscariello: «La ricerca del mio gruppo si concentra principalmente sulle Geo-Energie contenute nei bacini sedimentari, in altre parole le zone geografiche dove si situano la maggior parte dei grandi insediamenti umani e nel cui sottosuolo è contenuta la maggior parte dell’acqua, e molte delle risorse energetiche e minerali, che sono fondamentali per la società e la civiltà industriale. Le tematiche di cui ci occupiamo includono una vasta gamma di argomenti che richiedono approcci a scala diversa che mirano a comprendere il modo in cui questi bacini sedimentari si formano, si riempiono, evolvono nel tempo e come e dove possono contenere risorse energetiche (cioè idrocarburi, energia geotermica e acqua)».
Come la vostra attività di ricerca si inquadra nel contesto delle sfide energetiche e del riscaldamento globale?
Moscariello: «Le attuali sfide energetiche affrontate del nostro gruppo di ricerca fanno di questo argomento un’area di lavoro appassionante che richiede un approccio multidisciplinare e l’impiego intelligente di tutti i tipi di metodi e tecniche analitiche classiche e piu’ all’avanguardia. Abbiamo in corso numerosi progetti di supporto alla geotermia, questi si eseguono a partire da studi approfonditi sia sul terreno che in laboratorio per arrivare a impiegare sofisticati strumenti di geo-modellizzazione 3-dimensionale volti a descrivere quantitativamente le rocce del sottosuolo profondo, i loro processi genetici e di trasformazione nel tempo e a simulare i fluidi che vi scorrono. Ciononostante, senza lo straordinario aiuto di organismi pubblici e privati tutto queste attività di ricerca fondamentale e applicata non sarebbe possibile».
Chiaramente ne deduciamo che in Svizzera ci sia un impegno concreto da parte del settore pubblico e privato per trovare delle misure concrete verso un obbiettivo Zero emissione di CO2
Moscariello: «La ricerca fondamentale e applicata sono state sempre delle attività considerate proritarie per la Svizzera che non per nulla ha sempre eccelso nella innovazione tecnologica.
L’importanza della ricerca scientifica di avanguardia è confermata dal fondamentale sostegno Federale, ancora una volta dimostrato dal recente budget approvato dal parlamento svizzero per il quadriennio 2021-2024 di 4,6 miliardi di franchi, dedicati esclusivamente alla ricerca scientifica. Una parte di questi finanziamenti saranno sicuramente dedicati alle sfide energetiche e climatica dei prossimi anni. Allo stesso tempo la Confederazione ha messo in atto delle misure molto concrete per incentivare la ricerca di sorgenti geotermiche profonde che potranno permettere di sostituire a medio e lungo termine l’utilizzo attuale di idrocarburi, energie fossili non rinnovabili, per la produzione di calore e energia elettrica. Un esempio sostanziale è dato dalla legge sulla CO2, per cui un investitore interessato ad esplorare il sottosuolo svizzero per cercare fonti di energia geotermica, è in grado di beneficiare di una sovvenzione fino al 60% degli investimenti per le perforazioni esplorative e ottenere una garanzia di rischio fissa del 60% dei costi imputabili per i progetti di produzione di elettricità e/o calore che non hanno avuto successo».
In questo contesto favorevole sia per la ricerca e l’innovazione che per le attività industriali mirate alla ricerca geotermica, cosa si sta facendo in Svizzera?
Moscariello: «Negli ultimi 5 anni si sono viste una grande quantità di iniziative cantonali e nazionali rivolte alla formazione di centri di competenza virtuali che hanno permesso di instaurare delle collaborazioni fruttuose tra accademia e industria per valorizzare nuovi dati e informazioni. Questa collaborazione ed integrazione hanno permesso di capire meglio il sottosuolo e ridurre il rischio legato alla perforazione di pozzi profondi. A livello cantonale, dal 2014 il Cantone di Ginevra e i loro servizi industriali di energia (SIG), con il quale il mio gruppo di ricerca collabora da anni, ha dimostrato una chiara leadership nel promuovere la ricerca geotermica continuando ad investire molte risorse finanziarie, anche grazie agli aiuti federali, e ottenendo risultati molto incoraggianti. In questi ultimi anni stanno seguendo molti altre società semi-pubbliche di distribuzione di energia nel cantone di Vaud, Argovia, Zurigo etc.. Inoltre, è importante sottolineare l’interesse ed il contributo di società private svizzere, specializzate nello sviluppo di energie rinnovabili come, per esempio, Geo-Energie Suisse o Black Tree Energy Group, interessata a creare un portfolio di opportunità a livello nazionale».
Dopo gli eventi di sismica indotta a seguito dei pozzi geotermici di Basilea nel 2006 e San Gallo nel 2012 e il ritrovamento di gas metano in quest’ultimo, l’esplorazione delle risorse geotermiche profonde sembrava non avere nessun futuro. Da quello che ci descrive però non sembra essere così
Moscariello: «Gli eventi di Basilea e San Gallo hanno sicuramente avuto un impatto negativo sulla percezione del pubblico e hanno generato una certa diffidenza su questi progetti a grande profondità. La grande resistenza che una parte del pubblico sta dimostrando al progetto di Haute Sorne nel Giura è sicuramente legata anche a queste esperienze negative. La perforazione di pozzi profondi comporta certamente dei rischi ma le tecnologie moderne, soprattutto quelle sviluppate nell’industria petrolifera permettono di mitigare e ridurre tali rischi sia in fase di progettazione che in fase di esecuzione del pozzo. Dall’altro canto dopo l’evento di Basilea, il lavoro egregio di sensibilizzazione ed educazione della popolazione eseguito dalla Citta di San Gallo ha permesso di avere un livello di accettazione al sisma indotto del 2012 molto più elevato che quello avvenuto a Basilea. La sorpresa negativa a San Gallo è stato effettivamente il ritrovamento inaspettato di gas metano».
Sulla base degli eventi descritti e la presenza possibile di idrocarburi nel sottosuolo, pensa che l’esplorazione della geotermia profonda riprenderà mai in Svizzera?
Moscariello: «Le nostre ricerche hanno appurato che accumuli di gas esistono in tutto il plateau svizzero ma si tratta in tutti i casi da noi studiati, di volumi molto ridotti che possono essere gestiti con i dovuti e ben conosciuti accorgimenti tecnologici. Tali accumuli quindi non devono in nessun modo bloccare la ricerca di fonti energetiche alternative come la geotermia. A questo riguardo l’attuale pozzo di San Gallo, a circa 4200 m di profondità e attualmente ancora accessibile, ma con il rischio di essere definitivamente cementato e abbandonato, rischia di diventare un simbolo della incapacità di sapere gestire le risorse offerteci dal sottosuolo e un esempio di negativo di investimenti pubblici. Questo pozzo rappresenta invece un’opportunità straordinaria per poter dimostrare al pubblico che nonostante le incertezze e gli imprevisti geologici, grazie all’integrazione di tecnologie già esistenti e ampliamente testate in altri contesti (come il mondo degli idrocarburi), si può accedere a energia geotermica pulita e rinnovabile, presente nel sottosuolo svizzero».