Per produrre un chilo di verdura, servono 336 litri d’acqua. Per un kg di legumi essiccati, ne servono circa 4.615. Per un chilogrammo di carne di manzo, invece, servono ben 15.139 litri. D’altra parte, ottanta lavatrici a pieno carico, o 33 docce da 10 minuti, equivalgono al consumo di 4.000 litri di acqua. Lo stesso consumo dell’acqua utilizzata per produrre il cibo che, nella media, mangiamo in un giorno e che, cambiando le nostre abitudini, potremmo risparmiare. Lo sottolinea Fondazione Barilla, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua che si terrà lunedì 22 marzo.
“Scegliere una dieta attenta all’ambiente avrebbe un impatto positivo sulla disponibilità di acqua, visto che, a livello globale, l’agricoltura utilizza il 70% dei prelievi di acqua dolce disponibile per l’irrigazione e causa il 92% dell’impronta idrica dell’umanità. Nello specifico, in Italia, abbiamo giornalmente un’impronta idrica per persona di circa 6.300 litri: il 30% in più rispetto alla Francia, circa il 6% in meno rispetto alla Spagna e il 20% in meno rispetto agli Stati Uniti”, ha commentato Marta Antonelli, Direttore della ricerca della Fondazione dell’omonima azienda alimentare di Parma. “Adottando una dieta sostenibile”, ha proseguito Antonelli, “l’impronta idrica dei Paesi dell’UE potrebbe essere ridotta del 23%, mentre una dieta a base vegetale, a livello nutrizionale equivalente a una a base di proteine animali, ridurrebbe l’impronta idrica del 38%. Questo perché un pasto sostenibile richiede all’incirca 1.000 litri di acqua rispetto ai circa 3.000 di un menù “idrovoro”. Basterebbe bilanciare gli alimenti durante i pasti, limitando la frequenza degli ingredienti meno vantaggiosi per salute e ambiente a favore di quelli più sostenibili, per risparmiare quindi fino a 4.000 litri di acqua a persona al giorno ed essere parte di un cambiamento globale”.
Ma non è tutto. Con il progetto europeo Su-Eatable-Life, Fondazione Barilla ha messo a disposizione anche tre regole d’oro da seguire per ridurre la propria impronta idrica attraverso la dieta, senza rinunciare al piacere del cibo. Consiglio numero uno: adottare una dieta ricca di verdura, legumi, frutta e cereali integrali. I prodotti di origine animale, generalmente, hanno un impatto maggiore sulle risorse idriche rispetto ai prodotti vegetali. In media, l’acqua necessaria per produrre 1 kg di carne bovina è, come accennato sopra, quattro volte di più di quella per il pollame, più di sei volte maggiore di quella per il pesce, nove volte più grande di quella utilizzata per i cereali e quarantacinque volte più grande di quella per le verdure. L’adozione di una dieta sostenibile ricca di verdure, frutta, legumi e cereali integrali consente di risparmiare fino a circa 2.000 litri di acqua per singolo pasto rispetto a un classico menu a base di carne.
Consiglio numero due: ridurre gli sprechi alimentari. Ogni volta che sprechiamo il cibo, stiamo “buttando via” anche tutta l’acqua che è servita per produrlo: sprecando meno, potremmo contribuire a migliorare la sicurezza alimentare e ad alleviare la pressione sulle risorse naturali, come l’acqua, che sono state utilizzate proprio per produrre il cibo. Infine, per ultimo ma non meno importante, bere molta acqua, preferendo, quando possibile, l’acqua di rubinetto. Bere da una bottiglia riutilizzabile, infatti, garantirebbe una maggiore disponibilità di acqua. Per ogni bottiglia da 1,5 litri di acqua che acquistiamo, consumiamo ulteriori 1,9 litri di acqua in più per le operazioni di imbottigliamento, i processi industriali, l’imballaggio e il trasporto.