La tecnologia è neutrale. Quello che può connotarla, in un modo o nel suo esatto opposto, è l’uso che se ne fa. I droni ne sono un perfetto esempio. Possono essere usati per scopi militari ma anche, e sempre di più, per aiutare le organizzazioni umanitarie a svolgere con maggiore efficienza il proprio lavoro a vantaggio delle comunità più vulnerabili. Gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR nella sigla italiana e UAS, ovvero Unmanned Aircraft Systems, in quella inglese) rappresentano un potente strumento tecnologico che riduce i tempi di risposta in caso di emergenze perché ogni minuto conta, quando si salvano vite umane. La strategia del World Food Programme per raggiungere #FameZero entro il 2030 si avvale anche di un cambio di passo nello sviluppo e nell’uso responsabile di nuove tecnologie e di pratiche innovative. L’utilizzo dei droni è uno di questi.

Decenni di esperienza nella logistica, nelle telecomunicazioni e nell’aviazione a servizio di popolazioni colpite da disastri naturali o da conflitti, soggette ad insicurezza alimentare, in 90 paesi del mondo, dotano il WFP delle competenze necessarie a gestire l’utilizzo di questi piccoli apparecchi che, dal cielo, guardano in basso e ci comunicano, in tempi ridottissimi, dati ed immagini di straordinaria importanza e utilità. La gestione comporta, in primis, un lavoro collegiale di sviluppo, coordinamento e implementazione dell’uso dei droni in modalità che siano standardizzate, sicure ed eticamente consolidate. Dal 2017, anno in cui il WFP ha dato il via allo studio di questo tipo di assistenza tecnica – e mobile – sul campo, si sono fatti molti passi avanti e l’uso dei droni si è dimostrato significativo in diverse risposte umanitarie. Come, per esempio, in Mozambico nel 2019 in risposta al ciclone Idai, quando, dimezzando il tempo di solito impiegato per questo tipo di operazioni – da una settimana a due/tre giorni – migliaia di immagini catturate dai droni sono servite a mappare l’area danneggiata dalla furia del ciclone. Le informazioni e la tempistica sono fattori cruciali e direttamente proporzionali all’efficacia degli interventi. Maggiori informazioni e maggiore risparmio di tempo significano, infatti, maggiore efficacia dei soccorsi e delle risposte rapide che, a loro volta, si traducono in un numero maggiore di vite salvate.

“La tecnologia e l’innovazione sono dei potenti strumenti che permettono al WFP di migliorare gli interventi per rispondere a carestie e cambiamento climatico. Con una gestione responsabile, i droni possono aiutare a monitorare la sicurezza alimentare, le alluvioni, i danni, come anche possono fornire la connettività per le comunicazioni. Per farlo, bisogna però con urgenza accelerare nella cooperazione globale su ogni aspetto del loro sviluppo e della loro implementazione”, ricorda Enrica Porcari, Direttrice del Dipartimento di Tecnologia e Chief Information Officer del WFP.

Per questo, il WFP ha recentemente lanciato una nuova piattaforma online (drones.wfp.org), aperta a tutti e indirizzata agli esperti nel settore, per facilitare l’uso sicuro ed eticamente responsabile di questa tecnologia che, pensiamo, avrà un impatto significativo sul successo delle operazioni umanitarie, di emergenza ma anche di sviluppo, come nel monitoraggio delle colture, per esempio. Perché, è bene ricordarlo, i progressi umanitari sul campo, di cui soprattutto quest’anno ci sarà un gran bisogno, si registrano solo lavorando in partnership, mettendo a frutto expertise, buone pratiche e una visione di futuro condivisa. Guardando in alto, guardando lontano.