Con la sua brand art ha portato la responsabilità sociale nella ritrattistica (vedi qui). Sabrina Ravanelli, milanese, laureata a Brera, una delle artiste italiane più note della X Generation (i nati tra il 1965 e il 1980), lega l’immagine di un’azienda all’imprenditore o al top manager. In questo modo contribuisce alla trasparenza perché appare evidente chi sia il responsabile delle decisioni aziendali, in questo momento di crisi, spesso difficili e impopolari.
“L’arte deve essere protagonista e testimone del cambiamento e delle nuove tendenze”, afferma la pittrice. Così, il suo ultimo lavoro, Unidentity, un’opera di cm. 110×90, sviluppata su una moltitudine di mascherine, mostra un uomo senza volto. Sabrina Ravanelli ha voluto raffigurare lo stato di smarrimento e di disagio che molti stanno vivendo in questo drammatico periodo. Si tratta proprio di una perdita d’identità, intesa non nel senso strettamente fisico, ma nella perdita dei punti di riferimento cui eravamo ancorati sino a un anno fa.
Il Maestro Ravanelli che, in nome della sostenibilità, utilizza supporti artistici ecologici, o comunque riciclati, ha lavorato su un letto di mascherine, in quanto questo dpi è assurto a simbolo dei nuovi stili di vita dettati dalla pandemia. L’artista non ne contesta l’utilità, ma trova comunque in un dispositivo che nasconde il viso l’icona visual di questa spersonalizzazione. Conosciuta come material queen per la sua abilità con i materiali artistici, Sabrina ha realizzato poco tempo fa un’altra opera di denuncia sociale “Attenzione, maschicidi in corso”. Il lavoro, sviluppato su una tela triangolare di cm. 60×60, sarà presentato in febbraio alla prossima asta di Meeting Art di Vercelli. Unidentity è, invece, esposto presso Lattuada Gallery, la galleria d’arte milanese che rappresenta Sabrina Ravanelli.