La prima storia del 2021 non può che essere un racconto di fiducia, di speranza e di resilienza. L’anno passato ci ha segnato profondamente, ma tra i solchi lasciati c’è anche quello del bisogno di una visione collettiva del nostro futuro, dove il nord incontra il sud, dove la distanza tra il basso e l’alto si riduce e dove i colori si mescolano per formare un caleidoscopio di sfumature tanto diverse quanto sono le aspirazioni e i desideri dei cittadini di questo mondo.

Come l’incontro, che si è poi tradotto in un matrimonio, tra Seme e Faith in Uganda. Seme è un rifugiato del Sud Sudan, Faith una volontaria americana che lavora nel campo rifugiati di Bidibidi, in Uganda. Si conoscono al campo, occupandosi degli altri, dei meno fortunati tra quanti, la fortuna, forse non sanno neanche più cosa significhi. Dal 2016 Seme, sud sudanese, vive nel campo di Bidibidi, dove ha trovato rifugio dalle violenze nel suo paese natale e dove, insieme a un amico, ha fondato I Can South Sudan, un’organizzazione che si occupa di aiutare i bambini rifugiati, spesso traumatizzati, a ritrovare la fiducia in se stessi e a sperare che un futuro diverso è possibile. Seme ha partecipato al progetto di citizen journalism del World Food Programme, Storytellers, che gli ha permesso di condividere le sue esperienze con chiunque nel mondo volesse conoscerle.

Nel 2021, Seme continuerà a condurre iniziative che servono a fornire strumenti, coraggio e competenze ai giovani rifugiati, costruendo una personale resilienza per migliorare le proprie vite e quelle degli altri, proprio come ha fatto lui. Il matrimonio con Faith ne è un esempio. Con studi di antropologia al Rhodes College di Memphis, Tennesse, Faith condivide con Seme la passione di accompagnare le giovani generazioni in un percorso di pace, istruzione e creazione di opportunità.
“La vita non è stata facile, ancora non lo è”, dice Seme, “ma mi aspetto un anno pieno di progressi, di passi in avanti”. A partire dal superare gli egoismi, a tutti i livelli, che Seme identifica come il principale ostacolo al raggiungimento di Fame Zero. “Una delle lezioni che il Covid-19 ci ha dato è che siamo tutti uniti, affrontiamo le stesse situazioni, non importa da dove vieni, siamo tutti connessi gli uni agli altri. Non si può essere in un posto e dire che la tua parte di mondo non è anche la mia.”
Seme si augura che il 2021 possa essere l’anno in cui l’umanità si stringerà assieme, per superare le sfide del Covid-19 e tutte le altre crisi. L’anno in cui si pongano le basi per risolvere i conflitti e fare in modo che, su tutto, prevalga la pace.
Il suo augurio è anche il nostro. E, crediamo, anche il vostro. Facciamo in modo che il 2021 sia un anno al cui termine si possa dire che, almeno, ci abbiamo provato, tutti, a vivere nel rispetto del prossimo, del pianeta, per la prosperità, riprendendo le tre P su cui si concentrerà il G20 di quest’anno a Presidenza italiana: People, Planet, Prosperity. E magari aggiungendone altre due, Pace e Partecipazione.