Nella nottata di ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che viene sottoposta ora alle valutazioni di Camera dei deputati e Senato. Risultato di una serie di riscritture cominciate dopo la prima bozza presentata lo scorso 7 dicembre, il Recovery plan dovrà dare attuazione, nel nostro Paese, al programma Next Generation EU, varato dall’Unione europea per integrare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da Covid-19. Il documento consta di 172 pagine che illustrano i programmi di spesa con i quali il nostro governo chiederà alla commissione europea i 209 miliardi di euro destinati all’Italia per il progetto Next Generation EU.
L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano – si legge nella nota diffusa dal Consiglio dei Ministri – è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale.
Più in dettaglio il Piano si articola in sei missioni, che rappresentano “aree tematiche” strutturali di intervento e che a loro volta raggruppano 16 componenti articolate in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti:
– digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
– rivoluzione verde e transizione ecologica;
– infrastrutture per una mobilità sostenibile;
– istruzione e ricerca;
– inclusione e coesione;
– salute.
Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni ammontano a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 143,2 miliardi finanziano “nuovi progetti” mentre i restanti 66,8 miliardi sono destinati a “progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del PNRR, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa. Con il Piano, il Governo intende massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota supera il 70%. Gli incentivi a investimenti privati sono pari a circa il 21%. Impiegando le risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 non ancora programmate, vengono incrementati gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi progetti che comprendono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria del Mezzogiorno.

Delle risorse complessive del Piano, oltre 46 miliardi sono destinati a “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”. Gli interventi riguardano le infrastrutture digitali per la raccolta dei dati per garantire più servizi digitali, dalla ‘cittadinanza digitale’ alla digitalizzazione dei pagamenti, ma anche per la cyber security e la gestione di dati sensibili. Ulteriore obiettivo è la semplificazione e velocizzazione dei processi nella giustizia, mentre per la digitalizzazione del sistema produttivo, che potrà beneficiare del piano Transizione 4.0, si punta su tecnologie, ricerca, sviluppo e innovazione, reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e satellitari. Negli 8 miliardi del capitolo cultura e turismo rientrano invece la riqualificazione di borghi, parchi, giardini storici e periferie, un progetto speciale per Roma ‘Caput mundi’ in vista del Giubileo del 2025 e un ‘Progetto Cinecittà’ per il cinema.
La fetta più consistente di risorse previste dal Piano, circa 67 miliardi, va alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, missione con cui si punta a ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza energetica, proteggere e conservare territorio, acque, mari, patrimonio culturale e paesaggistico del Paese. Gli interventi spaziano dall’idrogeno verde alle energie rinnovabili, dalle ciclovie (con 1.000 km di piste ciclabili in città e 1.626 km di piste turistiche) al rimboschimento fino al riciclo dei rifiuti e alla decarbonizzazione dell’ex Ilva. 6,3 miliardi sono destinati a progetti su “Impresa verde ed economia circolare”, 18,2 miliardi a “Transizione energetica e mobilità locale sostenibile”, 29,3 miliardi per “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, 15 miliardi per “Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica”.
Sono invece circa 32 miliardi le risorse allocate per realizzare un “Sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile”. Di questi 28,3 miliardi sono destinati a ferrovie e strade con l’obiettivo di rafforzare le grandi linee di comunicazione del Paese, innanzitutto ferroviarie, mentre 3,68 miliardi sono per intermodalità e logistica integrata.
Per “Istruzione e ricerca”, con l’obiettivo di colmare il deficit di competenze, migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti e rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni, verranno invece stanziati circa 26 miliardi di euro: attorno ai 16 per il potenziamento delle competenze e diritto allo studio e i restanti per la ricerca all’impresa. Previsto anche l’efficientamento energetico e la cablatura delle strutture scolastiche.
Alla missione “Inclusione e coesione” vanno circa 21 miliardi per interventi che si estendono dal sostegno all’empowerment femminile, al contrasto alle discriminazioni di genere, l’aumento dell’occupazione, il sostegno a situazioni di fragilità sociale ed economica, persone con disabilità o non autosufficienti, l’incremento di infrastrutture e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza.
Alla voce “Sanità”, infine, sono riservati 18 miliardi. Punti centrali sono l’assistenza di prossimità e la digitalizzazione. È previsto l’arrivo di 2.564 “case della Comunità”, una ogni 24.500 abitanti, destinate a diventare il punto di riferimento sul territorio, anche per l’assistenza domiciliare integrata sulla quale si conta di realizzare 575 centrali di coordinamento, attivare 51.750 medici e fornire kit specializzati a 282 mila pazienti. Previsti anche 730 mini-ospedali entro il 2026 e l’ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero con l’arrivo del Fascicolo Sanitario Elettronico.