È stato presentato ieri il rapporto GreenItaly 2020, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere, che misura e pesa la forza della green economy nazionale. Il nuovo rapporto (l’undicesimo della serie), illustrato da Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola e Giuseppe Tripoli, Segretario Generale Unioncamere, alla presenza di Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per l’Economia e Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Esteri Europei, rivela come le imprese green, più resilienti e innovative, stiano affrontando meglio la crisi.

I dati parlano di oltre 432 mila le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito negli ultimi 5 anni (2015-2019) in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una impresa su tre: il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola. È un valore che si rivela in crescita rispetto al quinquennio precedente, quando erano state 345 mila (il 24% del totale). Nel manifatturiero, poi, le imprese sono più di una su tre (35,8%). Il 2019 ha fatto registrare un picco, con quasi 300 mila aziende hanno investito sulla sostenibilità e l’efficienza (il dato più alto registrato da quando Symbola e Unioncamere hanno iniziato a misurare gli investimenti per la sostenibilità). In questi investimenti fanno la parte del leone l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti. Seguono la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie seconde.

Particolarmente significativi i numeri che misurano la reazione delle imprese più green allo shock della pandemia. Secondo un’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese di ottobre 2020 (1.000 imprese manifatturiere, 5-499 addetti) chi è più votato al green è più resiliente. Tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità, infatti, il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. Ciò non significa che la crisi non si sia fatta sentire, ma comunque in misura più contenuta: la quota di imprese manifatturiere il cui fatturato è sceso nel 2020 di oltre il 15% è dell’8,2%, mentre è stata quasi il doppio (14,5%) tra le imprese non eco-investitrici. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in un periodo così complesso anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%). Questo anche perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in R&S (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0. Nonostante l’incertezza del quadro futuro, le imprese dimostrano di credere nella sostenibilità ambientale: quasi un quarto del totale (24%) conferma eco-investimenti per il periodo 2021-2023.

Nonostante la crisi prodotta dal Covid, molte delle nostre aziende non hanno rinunciato a innovare e scommettere sulla sostenibilità ambientale, e in diversi casi hanno deciso di alzare la posta per essere ancora più competitive e resilienti. Il Rapporto riconferma il nostro Paese campione europeo nell’economia circolare e nell’efficienza dell’uso delle risorse. Siamo, secondo quanto riferisce Eurostat, il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti in assoluto: 79%, il doppio rispetto alla media europea (solo il 39%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei (la Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%). Inoltre, nel complesso, la sostituzione di materia seconda nell’economia italiana comporta un risparmio potenziale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Si tratta di valori equivalenti al 14,6 % della domanda interna di energia e al 14,8% delle emissioni climalteranti (2018).
“C’è un’Italia pronta al Recovery Fund e la green economy è la migliore risposta alla crisi che stiamo attraversando – afferma il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci – infatti nel Rapporto GreenItaly si coglie una accelerazione verso il green del sistema imprenditoriale italiano. Un’Italia che fa l’Italia ed è la sperimentazione in campo aperto di un paradigma produttivo fatto di cura e valorizzazione dell’ambiente, dei territori e delle comunità, che ci può aiutare ad uscire dalla crisi migliori di come ci siamo entrati. Che può contribuire a superare i mali antichi del Paese: non solo il debito pubblico ma le diseguaglianze, l’illegalità e l’economia in nero, una burocrazia spesso inefficiente e soffocante. Un paradigma che ci può portare, come recita il Manifesto di Assisi, senza lasciare indietro nessuno e senza lasciare solo nessuno, verso una nuova economia più a misura d’uomo, per questo più resiliente e competitiva, che può diventare la missione del Paese. Possiamo farlo se mettiamo in campo i nostri migliori talenti, li incoraggiamo e sosteniamo, puntiamo su di loro. Il Recovery Fund e il Green Deal sono l’occasione per farlo”.
Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, riassume quanto emerge dal Rapporto Greenitaly 2020 in 4 punti fondamentali: “1. La transizione verde è un percorso su cui le imprese italiane si sono già avviate: un quarto di esse, malgrado le avversità di questo periodo, intende investire nella sostenibilità anche nel prossimo triennio; 2. Le imprese della green economy sono più resilienti: nel 2020, hanno registrato perdite di fatturato inferiori alle altre, sono ottimiste più delle altre e ritengono di recuperare entro 1-2 anni i livelli di attività precedenti alla crisi; 3. Le imprese green innovano di più, investono maggiormente in R&S, utilizzano di più le tecnologie 4.0 e privilegiano le competenze 4.0; 4. Le imprese giovanili guardano di più al green: il 47% delle imprese di under 35 ha investito nella green economy nel passato triennio contro il 23% delle altre imprese”.