Si chiama Gallery Climate Coalition, ma è già nota con l’acronimo GCC. È un collettivo costituito da soggetti attivi nel settore della contemporary art che si pone come obbiettivo quello di coniugare arte e sostenibilità ambientale. Il team, costituito recentemente, comprende finora gallerie con headquarters a Londra, ma sedi in diversi parti del mondo, come Thomas Dane Gallery, Kate Macgarry, Lisson Gallery, Sadie Coles Hq. Vi sono poi due società di consulenze britanniche del settore dell’arte, come ArtLogic e Scott&Co, oltre a Frieze, la più importante fiera artistica londinese attiva anche a New York e Los Angeles.
Il team, rigorosamente non-profit mira, appunto, a “sviluppare una risposta significativa e specifica del settore alla crescente crisi climatica”. I soci fondatori sono alla ricerca di proseliti per lavorare insieme all’obbiettivo di far scendere le emissioni di carbonio del 50% entro il 2030, oltre a ridurre i rifiuti. I componenti di GCC non sono tenuti al versamento di una quota associativa fissa, anche se vengono invitati a donazioni volontarie per mantenere il personale. Tra gli strumenti pratici messi a disposizione per gli iscritti, vi è anche un calcolatore di emissioni di carbonio user-friendly e affidabile, sviluppato gratuitamente da ArtLogic. Lo strumento è stato progettato proprio per determinare e monitorare l’impronta di carbonio lasciata da mostre, fiere ed eventi d’arte.
Sul sito (galleryclimatecoalition.org) è prevista la pubblicazione di video durante i quali i protagonisti dell’arte internazionale si occuperanno del rapporto con l’ambiente. Già prevista la partecipazione di Maria Balshaw e di Frances Morris, responsabili rispettivamente della Tate Modern e della Tate Gallery, templi dell’arte moderna e contemporanea. Tra i futuri ospiti, anche Mark Lynas, uno dei più noti giornalisti del Regno Unito impegnati nell’ambiente.