Brutti tempi se si deve provare soddisfazione per un -11,01%. Questo il dato delle immatricolazioni auto in Italia nel luglio 2020, rispetto lo stesso mese dell’anno precedente. In effetti, a giugno il calo era stato del 23,13% e a maggio del 49,5%. Se si considerano tutti i primi sette mesi del 2020, si assiste a un vero crollo: 720.000 unità contro 1.236.000 nel 2019, 516.000 auto in meno. In altri termini, una caduta superiore al 41%. A incidere, naturalmente, sono stati i due mesi di chiusura pressoché totale di marzo e aprile, con perdite superiori rispettivamente all’85% e al 97%.
Il risultato, paradossalmente confortante, di luglio è dovuto a un rimbalzo “tecnico” dopo la chiusura e al fatto che gran parte dei costruttori abbiano avviato campagne di sconti per l’acquisto di veicoli nuovi, anticipando gli incentivi per auto con emissioni tra 61 e 110 grammi/kilometro di CO2, partiti il primo agosto. Controtendenza le auto “ecologiche”. Le ibride (full e mild hybrid), sono cresciute del 107%, raggiungendo una quota di mercato del 12,7%; le ibride plug-in crescono addirittura del 446%, che però corrisponde a una quota di mercato pari a un misero 1,5%. Le elettriche salgono del 68%, per una quota ancora più esigua, l’1,2%. Anche due tipologie, un tempo considerate ambientaliste, GPL e metano, annaspano con risultati negativi rispettivamente del 37% e dell’8,5%.
Da tutto ciò è possibile trarre alcune considerazioni. Innanzitutto, cresce la propensione all’elettrico, però si tratta di percentuali poco rilevanti, non certo in grado di trainare il mercato. Le ibride sono le uniche ad avere una quota a due cifre. Non dimentichiamo, comunque, che si tratta di veicoli che mediamente utilizzano di più il motore a scoppio che quello elettrico. Chi è attento alla responsabilità sociale si trova di fronte a un dilemma esistenziale. Da un lato, come stanno facendo molti sindaci, primo fra tutti almeno per visibilità mediatica, Giuseppe Sala, favoriscono i veicoli alternativi alle auto a scoppio, arrivando persino a incentivare l’uso di un mezzo, di fatto non regolamentato, quale il monopattino elettrico.
In questo modo frenano la propensione all’acquisto delle auto tradizionali. Se in città è sempre più difficile andare in macchina, a che titolo uno dovrebbe comprarla? Solo per il weekend fuori porta che, oltretutto, la pandemia demotiva? In questo modo, l’aria sicuramente si pulisce, ma si mette a repentaglio il posto di lavoro degli 1,2 milioni di italiani occupati nell’automotive (e indotto). Un comparto che vale oltre il 10% del PIL e il 17% delle entrate fiscali.