Con 23,4 miliardi di metri cubi d’acqua che mancano ancora all’appello, secondo gli esperti quella che stiamo attraversando sarebbe la più grave crisi di siccità degli ultimi 60 anni in Italia, un fenomeno che ha ripercussioni non solo sull’acqua potabile, ma anche sulla nostra agricoltura che da sola consuma ben il 70% del totale di acqua dolce disponibile.
Si calcola che dal Reno fino al confine con le Marche, dove in questi ultimi giorni c’è stata la sospensione della fornitura idrica in alcuni Comuni, sono piovuti solo 463 millimetri di pioggia, quantità inferiore agli anni scorsi e simile a quella, preoccupante, del 2017. A lanciare l’allarme “desertificazione” è in primo luogo l’Associazione Nazionale Consorzi di Tutela Gestione Territorio e Acque Irrigue (Anbi) che con l’ultimo bollettino del suo Osservatorio evidenzia il progressivo inaridimento della dorsale adriatica del Paese e in particolare delle aree dell’Emilia Romagna. Secondo le rilevazioni dell’Anbi i bacini delle Marche hanno perso 1 milione di metri cubi d’acqua in una settimana, scendendo a circa 43 milioni, e continuano a diminuire anche le risorse idriche in Puglia, dove le riserve di acqua sono scese sotto i 118 milioni di metri cubi (-91 milioni rispetto all’anno scorso), in Basilicata dove sono rimasti circa 291 milioni (-64,26 milioni rispetto al 2019) e in Sicilia.
Esprime preoccupazione anche Coldiretti sottolineando come l’Italia, stretta nella morsa tra afa e temporali, stia fronteggiando un’estate segnata fino ad ora da 7 eventi estremi in media ogni giorno tra ondate di calore, nubifragi e grandinate che hanno duramente colpito le coltivazioni agricole. Da un monitoraggio effettuato dall’associazione su dati ESWD (European Severe Weather Database) in relazione all’ultima ondata di caldo africano con temperature fino a 43 gradi ma anche nubifragi che hanno colpito a macchia di leopardo il nord Italia, emerge che “siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo torrido al maltempo, che compromettono anche le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
“Se da una parte il Paese deve fare fronte a nubifragi improvvisi – sottolinea ancora la Coldiretti – dall’altra il livello del Po a fine luglio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è più basso del 24% mentre i maggiori laghi del nord che servono a dissetare i campi della pianura padana, dove si produce un terzo del Made in Italy agroalimentare nazionale, sono in affanno su valori ben al di sotto della media e sono in forte deficit da mesi i bacini del centro-sud con gli agricoltori che si preparano a irrigazioni di soccorso per salvare le colture in campo e con i frutti maturi sulle piante che rischiano di essere feriti da colpi di calore e scottature”.