Lontano da casa, dai propri genitori, dalla breve vita precedente. Lontano da guerra e violenze. Così vivono tantissimi minori non accompagnati, piccoli rifugiati, in molti paesi del mondo: la stragrande maggioranza di loro, come gli adulti, rimanendo sempre vicino al paese di provenienza. Come per non voler recidere di netto, anche geograficamente, un legame con la propria madrepatria. Ne sa qualcosa Seme Ludanga, un rifugiato sud sudanese, dallo sguardo serio e l’eloquio dolce che, a Bidibidi, il più grande insediamento per rifugiati in Uganda, ha scoperto la sua vocazione: una sorte di assistente sociale all’interno del campo che ospita 230.000 persone in un paese che ne accoglie, complessivamente, oltre 1,4 milioni.

“I traumi sono tantissimi tra i ragazzi di Bidibidi, questi bambini hanno visto cose orribili, alcuni anche l’uccisione dei propri genitori” dice Seme. “Sono fuggiti senza sapere dove andare e si sono poi ritrovati in un posto affollatissimo, affidati alle cure di genitori adottivi che non conoscono”.
È in questo contesto che Seme fonda il progetto “I Can South Sudan”, una sponda amica per i piccoli rifugiati che nell’associazione trovano ascolto, attività ricreative e aggregative ma, soprattutto, un modo per cercare di superare i traumi subiti. Impegnati in attività sociali quali danza, musica, canto, disegno, teatro, i ragazzi sono liberi di esprimere le proprie emozioni, idee e sentimenti, in un processo faticoso ma necessario di rielaborazione e ricucitura di ferite aperte e dolorose. Dagli iniziali 20, ora il gruppo conta stabilmente oltre 50 ragazzi, più altre decine che si presentano nel corso delle varie attività e che sono, ovviamente, sempre accolti con calore in uno spirito di gruppo che fa dell’inclusività la sua cifra più solida e concreta.

Il successo del progetto è immediato. In breve tempo, anche altri rifugiati oltre alle comunità locali ugandesi si uniscono a Seme, come il suo amico Malish. Seme e Malish sono due tra i tantissimi Storytellers che il WFP ha formato nel mondo: rifugiati che hanno seguito corsi di formazione organizzati dal WFP in giornalismo, fotografia, videomaking e social media. Corsi che, in questo caso, hanno dato vita al progetto “I Can South Sudan”.
“Il progetto Storytellers del WFP mi ha insegnato come scrivere storie e come fare foto e video. Quando i bambini sono impegnati nel teatro o con la musica, faccio foto o video e li diffondo attraverso i social media, in modo che tutti conoscano la vita nella nostra comunità” spiega Malish. Seme si dedica anche alla scrittura di storie, “sono tutte cose che ho imparato dal WFP e che mi hanno aiutato a promuovere il nostro progetto”, spiega soddisfatto il giovane rifugiato sud sudanese.

Le misure restrittive imposte dal coronavirus hanno recentemente ridotto le attività, anche per mancanza di fondi, e cancellato alcuni eventi in programma, come un grande festival della danza che nelle passate edizioni si esprimeva al ritmo di esuberanti coreografie e di grande partecipazione collettiva e inter-generazionale. Seme e Malish, però, non si perdono d’animo: informano i ragazzi sulle pratiche igieniche da adottare per proteggersi dal coronavirus, distribuiscono saponette e continuano, come possono e nel rispetto delle indicazioni sanitarie, alcune attività ludico-ricreative anche se in modalità diverse. Come, per esempio, andare a trovare i ragazzi nelle loro case per consegnare loro materiale da disegno e vedere i lavori fatti. Continuando così il fondamentale lavoro di ricostruzione di un tessuto umano, sociale e comunitario, che guerre e violenze avevano lacerato. In attesa di tornare a danzare tutti insieme al ritmo sfrenato delle loro musiche, sotto il limpido cielo africano, in un campo rifugiati che diventa, almeno per un po’, anche un campo scuola.
Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il WFP sostiene milioni di rifugiati nel mondo con interventi di assistenza alimentare, tra cui quelli di trasferimento di denaro, sia nei campi rifugiati che in ambiti urbani. In questi ultimi, vive la maggior parte dei rifugiati nel mondo.