Un albero è la “tecnologia” più economica ed efficace per contrastare la crisi climatica. Ne sono convinti i ragazzi di zeroCO2, la startup italiana che da qualche tempo si occupa di riforestazione permettendo a privati e aziende di compensare CO2 piantando nuovi alberi di cui è possibile seguirne la crescita on line. Un’innovativa web app, chiamata Chloe, consente di monitorare la crescita di ogni albero attraverso fotografie e aggiornamenti periodici che sfruttano un efficace sistema di tracciatura e geolocalizzazione. Cominciata in Guatemala, dove tuttora si concentra larga parte degli interventi, l’azione di riforestazione di zeroCO2 sta riguardando diverse aree del pianeta, dal Perù all’Argentina, fino all’Italia. Gli alberi vengono donati a comunità di contadini con l’obiettivo di generare sicurezza alimentare e sostegno economico. Una “riforestazione ad alto impatto sociale” che, ripercorrendo la storia di tutto il progetto, Andrea Pesce, founder di zeroCO2, racconta così a The Map Report.

Andrea Pesce: “zeroCO2 è nata davanti a un piatto di spaghetti nel nord del Guatemala nel 2018. Intorno al tavolo eravamo in tre: io, Virgilio Galicia (guatemalteco) e Raffaele Ventura. Dopo una riunione con un leader comunitario dove si era parlato di educazione e a margine della riunione dei recenti incendi subiti da un’area boschiva limitrofa. Lì abbiamo deciso che dovevamo unire il nostro impegno per migliorare la qualità educativa con un progetto di salvaguardia ambientale. È nata zeroCO2 che si occupa di riforestazione ad alto impatto sociale”.
In cosa consistono e come si sviluppano i vostri interventi di riforestazione?
“Gestiamo in prima persona progetti di riforestazione agroforestale rigenerativa, un innovativo sistema di riforestazione ad oggi riconosciuto mondialmente per essere tra i più resilienti e che prevede in un appezzamento di terra anche molto piccolo la piantumazione di alberi da frutto, alberi forestali e coltivazioni annuali come mais e fagioli. Questo tipo di riforestazione è più sostenibile di altri per via dei link che crea con le comunità che vivono in queste terre. Gli alberi producono frutta e le famiglie ne traggono un duplice beneficio, sostegno economico e sicurezza alimentare, quindi è loro interesse mantenere vivo il bosco. zeroCO2 dona tutti gli alberi piantati a famiglie di contadini della regione, poi andiamo in queste comunità e facciamo formazione su agricoltura organica e gestione sostenibile della terra. L’obiettivo è di creare un valore sul territorio in grado di poter alimentare uno sviluppo sostenibile”.
Quanto investite nel lavoro di divulgazione della cultura green e come si articola la vostra attività di formazione nelle aree interessate dal vostro intervento?
“Ogni giorno la comunicazione di zeroCO2 coglie la sfida di ‘educare’ la nostra community, di trasmettere contenuti utili alla fondamentale presa di coscienza, anche a discapito di comunicazioni con un più alto rendimento. Quanto alle formazioni di zeroCO2 nelle comunità contadine, il nostro principale obiettivo è quello di lasciare sul territorio competenze in grado di alimentare uno sviluppo sostenibile e duraturo. Siamo convinti che alla base di questo ci sia l’educazione”.
Qual è il vostro cliente e interlocutore ideale?
“Una persona o un’azienda che abbia già superato l’idea di sostenibilità = verde. La sostenibilità passa necessariamente attraverso l’essere umano e l’ambiente è solo un di cui del complesso processo”.
Quali sono i servizi e gli strumenti che offrite e quali le aziende che si stanno mostrando più sensibili e interessate alle vostre proposte?
“Noi offriamo la possibilità di rendere concreto un piano di sostenibilità aziendale. Grazie alla nostra tecnologia di tracciamento e trasparenza ogni membro della nostra community, consumer o business che sia, può monitorare la crescita del proprio albero online e ricevere aggiornamenti fotografici per i 3 anni successivi all’acquisto. Questo permette di dare concretezza a piani di green marketing, a politiche di CSR, ad attività di community building o engagement. Chiaramente le aziende intraprendono con tempi e sensibilità diversi percorsi di trasformazione in favore della sostenibilità. Non c’è settore che non debba rispondere della propria responsabilità, per questo risposte positive ci arrivano in maniera trasversale da realtà molto diverse”.
Green Deal e obiettivi SDGs dell’Agenda 2030: qual è la vostra percezione del cammino italiano?
“zeroCO2 ha un’anima europea, crediamo che si inizi a intravedere qualche primo buon tentativo di intraprendere la giusta rotta. Il cammino sarà lungo, le sfide inimmaginabili, ma siamo ottimisti. Come la crisi del coronavirus cambi la rotta è il nostro punto interrogativo principale ma lavoriamo ogni giorno per dare il nostro contributo a questa transizione”.
Come rispondete a coloro che bollano come “greenwashing” o mera attività di facciata per rinfrescare la brand reputation, le iniziative di compensazione della CO2 spesso sbandierate dalle aziende?
“Il greenwashing esiste e va bene ‘denunciarlo’. zeroCO2 analizza ogni progetto sul quale si richiede il nostro contributo per cercare di non assecondare attività di greenwashing. Detto questo, bisogna iniziare a comprendere che tutte le aziende inizieranno ad avere dei piani di sostenibilità più o meno strutturati e il fatto che inizino solo oggi ad occuparsi di ambiente non va bollato come greenwashing ma come presa di coscienza, la stessa improvvisa presa di coscienza delle popolazioni e governi mondiale. Oppure siamo tutti greenwasher?”
La crisi generata dalla pandemia potrà davvero rappresentare un’occasione perché le aziende ripensino radicalmente il proprio modello produttivo in un’ottica di sostenibilità e transizione ecologica?
“È una domanda complicata, in continuo evolvere. La risposta è una: non lo sappiamo. Ad oggi sembrano essere cambiate le priorità, bisognerà occuparsi in primis di risolvere l’emergenza sanitaria e successivamente pensare alla complessa situazione sociale che lascerà questo virus”.


