È stato uno dei protagonisti dell’arte visiva italiana dal Dopoguerra a oggi. Lucio Del Pezzo, napoletano di nascita ma milanese d’adozione, è scomparso pochi giorni fa a 86 anni. Nel suo lungo percorso artistico ha attraversato diverse correnti, dal Gruppo 58 con cui aveva esordito, al nuclearismo, dal pop al dadà, al metafisico.
Caratteristica delle sue opere sono i visual box, autentici quadri-scultura in cui gli elementi architettonici e scultorei racchiudono pitture e oggetti. È il linguaggio che Del Pezzo aveva scelto per analizzare la società di massa e il suo consumismo. Proprio per le sue riflessioni sullo “scarto”, secondo alcuni critici, aveva anticipato la cultura della sostenibilità.
Al maestro scomparso, Lorenzo Marini ha dedicato un’opera, Ciao e grazie Lucio. Ispirandosi ai “casellari” del Maestro appena scomparso, ha sostituito i simboli urbani con lettere. Marini, caposcuola della Type art, corrente artistica che nobilita e libera i caratteri grafici, assegnando loro la dignità di soggetto artistico, ha voluto, nell’occasione, fare un’eccezione alla propria poetica. Le lettere, che nei suoi lavori vivono di luce propria e non si compongono in significati, questa volta creano, invece, una forma leggibile e compiuta, dando vita, appunto, alla frase “Ciao e grazie Lucio”.
L’opera, che misura cm. 40 x 70, andrà ad arricchire la personale “Dal silenzio alla parola”, in cartello alla FondazioneBevilacqua La Masa a Venezia. La mostra avrebbe dovuto tenersi dal 21 marzo al 10 maggio, ed è spostata, causa Coronavirus, a data da destinarsi.