Sebbene rappresentino una formidabile barriera naturale anti-erosione dei nostri territori prossimi al mare, non si parla mai abbastanza delle dune, ecosistemi fra i più delicati e meno protetti in assoluto. Nel corso di un secolo le dune costiere in Italia hanno perso circa l’80% della superficie iniziale passando da 35-45 mila ettari a 7-9 mila. In tutto il Paese sono rimasti soltanto 330 chilometri di dune non antropizzate, sulle quali cioè non c’è stato finora nessun intervento umano (il dato è pari ad appena l’8,6% del totale della costa interessata). L’Italia è ricca di dune “famose”, da quelle di Piscinas in Sardegna, le più alte d’Europa, dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’umanità, a Monte Russu nei pressi di Santa Teresa di Gallura, dalle dune di Lacona all’Isola d’Elba a quelle dell’Oasi di Vendicari, vicino Siracusa, in Sicilia. Tutelarne la salute è quanto mai importante perché oltre ad affrontare il mare, le dune “pagano” le conseguenze di una florida economia turistica, il cui effetto collaterale è un inevitabile impatto su questi fragili ecosistemi.
Il Turismo oggi è in forte crisi, ma in vista di una sua ripartenza non appena l’emergenza coronavirus verrà superata è bene ricordare che gli ecosistemi dunali oltre a svolgere il ruolo di “serbatoi naturali” di sabbia e di barriera fisica per l’entroterra, ospitano tuttora una straordinaria biodiversità. Fra le tante azioni possibili per arrestare la perdita di biodiversità e aumentare la resilienza di queste “frontiere” naturali, il progetto europeo “Life Redune” ha affidato a Veneto Agricoltura (Centro vivaistico di Montecchio Precalcino, Vicenza) il compito di fornire 151mila giovani piante le quali dovranno contribuire a ricomporre gli habitat dunali del Veneto. In concreto il progetto si prefigge di ridurre gli impatti del calpestio razionalizzando l’attraversamento degli habitat dunali e, grazie alle piante che verranno messe a dimora, sistemare i danni prodotti.
Sono cinque le tipologie di dune coinvolte dall’intervento. Vanno dalla foce del Tagliamento a Punta Sabbioni, per un totale di quasi un milione di metri quadrati (915.000 mq): habitat di duna embrionale, duna bianca (dune mobili ad Ammofila); dune fisse a vegetazione erbacea (dune grigie); dune costiere a Juniperus. Il progetto, di cui Veneto Agricoltura con Regione e altri è partner, capofila l’Università Ca’ Foscari di Venezia, gode di un finanziamento dell’Unione Europea di oltre 1,2 milioni di euro, e terminerà nel 2022.